Internazionale

«Alla Cpi sarà una dura battaglia»

«Alla Cpi sarà una dura battaglia»Diana Buttu

Intervista Parla Diana Buttu, esperta di diritto internazionale ed ex consulente legale del governo palestinese. «Alcune parti non esiteranno ad usare la loro influenza per attenuare le possibili decisioni dei giudici dell'Aja»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 18 gennaio 2015

Israele ha reagito con stizza alla decisione della procura della Corte Penale Internazionale dell’Aja di aprire un’inchiesta preliminare su crimini di guerra commessi nei Territori palestinesi che Israele occupa dal 1967. Il passo è stato reso possibile dalla recente richista adesione della Palestina al tribunale dell’Onu. «È una decisione assurda», ha protestato ieri il primo ministro Netanyahu. «È una mossa scandalosa», ha commentato da parte sua il ministro degli esteri Lieberman, secondo il quale la procura dell’Aja dovrebbe indagare in Siria, Libia e altri Paesi della regione e non sul comportamento dell’Esercito israeliano che ha descritto come «il più morale del mondo». Al contrario è ampia la soddisfazione in casa palestinese. Il primo aprile la Palestina diventerà membro della Cpi e i responsabili politici palestinesi, assieme a consulenti internazionali, sono intenzionati a chiedere che Israele sia incriminato per la colonizzazione di Cisgiordania e Gerusalemme Est, per le demolizioni di case palestinesi e per le devastanti conseguenze sui civili delle operazioni militari che dallo scorso giugno ha condotto contro Gaza e in Cisgiordania. Un noto esponente politico, Mustafa Barghouti, prevede che denunce contro Israele saranno presentate anche da molte organizzazioni internazionali per i diritti umani. Da parte sua il procuratore capo della Cpi, Fatou Bensouda, ha affermato che tutte le valutazioni saranno condotte in piena indipendenza e con imparzialità, e che saranno presi in considerazione anche eventuali crimini di guerra commessi dal movimento islamico palestinese Hamas. Sull’annuncio fatto dalla Cpi e gli sviluppi futuri abbiamo intervistato Diana Buttu, esperta di diritto internazionale ed ex consulente legale del governo palestinese.

 

La Cpi ha fatto un passo preliminare. In cosa consiste

Siamo di fronte alla prima mossa da parte della procura internazionale. In sostanza i magistrati dell’Aja faranno una analisi per verificare se esistono gli elementi per avviare un’indagine su crimini di guerra. Prenderanno in esame cosa è accaduto a Gaza, le attività di insediamento portate avanti da Israele, che sono considerate un crimine di guerra dalle convenzioni e risoluzioni internazionali, le demolizioni di case palestinesi e tanti altri casi. Quindi valuteranno la consistenza di ciò che raccoglieranno e decideranno se aprire una indagine vera e propria o chiudere il file. Allo stesso tempo, è bene sottolineare, che dopo questa fase, la Cpi agirà solo se a farne richiesta sarà una delle parti coinvolte, quindi dopo che le autorità palestinesi chiederanno che un procedimento contro Israele.

 

Il governo Netanyahu sostiene che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) sarà a sua volta accusata di crimini di guerra, perchè ha formato un governo con il movimento islamico Hamas responsabile del lancio di razzi contro Israele. È possibile che Israele giochi in anticipo chiedendo l’incriminazione dell’Anp.

Certo, è una eventualità che non si può scartare ma non credo che il governo Netanyahu sia davvero intenzionato a fare quel passo. Perchè non reggerebbe. È troppo evidente la differenza di potenziale militare (tra Israele e Hamas, ndr), troppo ampie e denunciate, anche da agenzie dell’Onu, da ong ed istituzioni internazionali, le violazioni israeliane. Tale passo si rivelerebbe un boomerang per Israele.

 

Non sono pochi a prevedere che le pressioni di Paesi potenti ed influenti, come gli Stati Uniti, avranno un impatto sulla procura dell’Aja, spingendola a formulare comunque accuse anche nei confronti dei palestinesi per equilibrare, almeno in parte, quelle verso Israele.

È uno scenario credibile. Sarà una battaglia legale molto complessa, dove le parti protagoniste non esiteranno ad usare la loro influenza per attenuare determinate decisioni. E non è secondario che la Cpi fino ad oggi abbia speso gran parte del suo tempo ad incriminare leader africani, tenendosi lontana dal Medio Oriente. Un dato che qualcosa ci dice. Vedremo come andrà a finire. Tuttavia mi sento anche di affermare che è irrealistico pensare che la questione palestinese, che l’occupazione israeliana, possano trovare una soluzione solo sui banchi della Cpi. Chiedere giustizia contro i crimini di guerra è stato importante ma la leadership palestinese sa che non sarà affatto facile ottenere l’attuazione di una eventuale sentenza di condanna (di Israele, ndr).

 

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