Settimana di nazionalismo spinto ma quello brutto, quello contro, quello infarcito di vittimismo anche se grida. Fino a questo sabato ammantato di orrore, in cui si ricorderanno le foibe con «migliaia di italiani uccisi perché italiani» e le fughe «disperate» dall’Istria e dalla Dalmazia alla fine della Seconda guerra mondiale di «200mila italiani cacciati perché italiani». Non furono soltanto italiani gli esuli e ci misero anche più di dieci anni per scappare. Nelle foibe non finirono soltanto italiani e certo tra gli italiani capitarono anche quelli visti fucilare contadini e bruciare paesi nella Slovenia occupata o a rastrellare donne e bambini e a gestire i campi di concentramento dove farli morire di stenti. Anche italiani, sì, però anche quelli non proprio patrioti passati volontariamente al servizio dei tedeschi in un territorio annesso al Terzo Reich.

Una settimana di film, fiction, documentari, per un 10 febbraio diventato ormai il giorno delle vittime italiane e basta. Poco importa se un film come Red Land sia scandalosamente revisionista, ecco la Rai a riproporlo in prima serata per chi se lo fosse perso. Se non riesce la ragione – che non potrebbe – solletichiamo il tenero cuore, disinformato, degli italiani. Una «verità di Stato» costruita su forzature e falsificazioni ogni anno più pesanti per costruire un’unica immagine: italiani brava gente perseguitata e martoriata da un unico mostro con il difetto di essere straniero e comunista. Barbaro, più che straniero, come diceva Mussolini quando pretendeva si eliminassero decine di migliaia di slavi per bonificare i territori appena occupati. Cosa che, peraltro, fu fatta senza mezzi termini ma per i massacri compiuti dai fascisti nei Balcani, in Grecia, in Etiopia non c’è Giornata da celebrare, non c’è ricordo.

Verità di Stato. Per questo si stanziano 8 milioni per un Museo del Ricordo delle foibe e dell’esodo da realizzare a Roma e gestito da una Fondazione che, scommettiamo, sarà composta dalle associazioni degli esuli da tempo strumentalizzate dall’estrema destra. Ma per arrivare ai giovani si passa per le scuole ed è fondamentale a chi si affida il racconto: votato ieri alla Camera il progetto di legge, presentato dalla deputata triestina di FdI Nicole Matteoni, che integra la legge istitutiva del 10 febbraio come giorno della memoria (Meloni sarà sabato alla foiba di Basovizza) con «nuove iniziative per diffondere la consapevolezza della tragedia delle foibe» e che, in pratica, affida in via esclusiva la narrazione alle associazioni degli esuli e alla Lega Nazionale di Trieste che, dal 1891, è espressione del nazionalismo italiano più radicale.

Il testo è passato con 224 voti favorevoli, nessun contrario e 10 astenuti ma dovrà tornare al Senato, che lo aveva licenziato il 3 ottobre 2023, perché Montecitorio ha approvato delle proposte di modifica per aggiornare il provvedimento anche per quanto riguarda gli anni da cui far decorrere le coperture finanziarie. A poco valgono le osservazioni del Pd ed è stata Alleanza Verdi-Sinistra ad astenersi dopo avere presentato un emendamento nel tentativo di rendere meno faziosa la scelta, meno di parte la voce di chi accompagnerà le scolaresche nei luoghi della memoria: rispetto e inclusione per chi da decenni svolge ricerca documentata, siano l’Anpi o l’Istituto di Ricerca della comunità italiana a Rovigno, e partecipazione e finanziamenti anche per le organizzazioni delle minoranze, quella slovena in Italia e quella italiana in Slovenia e in Croazia.