Alitalia, ipotesi Delta e Air-France: allarme su 2-3 mila esuberi
Il caso Agli americani, francesi e Klm andrebbe il 40% del capitale. Per le Ferrovie il 25-30% del capitale, al Tesoro il 15, il resto a società pubbliche. I sindacati: «No ai tagli». Di Maio: «È prematuro parlarne».
Il caso Agli americani, francesi e Klm andrebbe il 40% del capitale. Per le Ferrovie il 25-30% del capitale, al Tesoro il 15, il resto a società pubbliche. I sindacati: «No ai tagli». Di Maio: «È prematuro parlarne».
Torna la parola peggiore per gli 11.900 lavoratori Alitalia: «esuberi». Bocciato due anni fa il referendum sull’accordo Etihad che fissava a quota 980 le uscite, le ultime indiscrezioni – non smentite – pubblicate dal Sole24Ore parlano di 2-3mila esuberi anche nella proposta di Delta, la migliore finora sul tavolo. Il commento del vicepremier e ministro competente Luigi Di Maio è una implicita conferma. «Stiamo ancora facendo il piano industriale, è prematuro parlare di questo».
IL GIGANTE AMERICANO entrerebbe nella nuova Alitalia versione Fs – la prima alleanza ferro-cielo della storia – con il 40 per cento assieme a Air France-Klm, di cui detiene il 10 per cento. Il progetto che sta prendendo forma nella serie di colloqui intorno alla compagnia aerea commissariata e che dovrebbe essere messo nero su bianco da Fs entro il 31 gennaio, vedrebbe la disponibilità da parte di Delta Airlines a entrare nel capitale di Alitalia insieme a Air France-Klm, entrambe con una quota del 20%. Sarebbe il primo socio in una composizione in cui le Ferrovie non avrebbero più del 25-30 per cento. La ricerca dell’indispensabile partner industriale è arrivata al dunque. Il gruppo pubblico che sotto la spinta del governo ha deciso di impegnarsi nel salvataggio della compagnia.
LA COMPOSIZIONE societaria vedrebbe poi una partecipazione diretta del governo con circa il 15% frutto della conversione in equity di parte del prestito ponte da 900 milioni – ancora sotto il faro della commissione Ue come aiuto di stato – e il restante 15% in mano ad altre società pubbliche: possibilità, queste, già emerse nelle scorse settimane, quando erano circolati i nomi (con relative e categoriche smentite) di Eni, Leonardo, Poste e Cdp.
IL PIANO INDUSTRIALE di Delta punta a mantenere quasi totalmente l’attuale flotta Alitalia: 110 aerei contro gli attuali 118, una riduzione di uno-due jet di lungo raggio (ora sono 26). Sul fronte occupazionale però vengono previsti solo 9mila e 10mila dipendenti: ci sarebbero quindi dai 2mila ai 3mila esuberi. L’allarme dei sindacati scatta dunque immediato: la Uilt considera «un fatto positivo» l’accelerazione delle trattative, ma aggiunge che «la stessa notizia diventerebbe negativa se il piano industriale, che il sindacato ad oggi ancora non conosce, si dovesse orientare su una riduzione degli aerei di lungo raggio». La Filt Cgil reclama «una smentita immediata da parte del governo in merito a possibili esuberi in Alitalia e una tempestiva convocazione presso il Mise per l’apertura di una sede di confronto di crisi permanente sulla vertenza».
«LE INDISCREZIONI sarebbero molto preoccupanti», afferma il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito. «L’unica certezza è rappresentata dal fatto che, come dimostrato in questi due anni di gestione dei Commissari Straordinari, la compagnia ha bisogno di un piano di sviluppo delle attività e non dell’ennesima contrazione industriale. Non è più tempo di parole, ma è arrivato il momento di sapere dal Governo come concretamente intende rilanciare la nostra compagnia di bandiera, con quale proprietà, quale partner straniero e soprattutto come si intende salvaguardare tutti i posti di lavoro», conclude Cuscito.
RESTANO SUL TAVOLO anche EasyJet e Lufthansa. Ma se la low cost inglese sembra interessata solo a Linate con 30 aerei e dunque alla soluzione spezzatino, Lufthansa non indietreggia dalla proposta iniziale: riduzione del lungo raggio e solo 5mila dipendenti. In questo caso gli esuberi sarebbero più di seimila.
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