Rimane Delta, niente Lufthansa. Ma, nonostante le pressioni del Quirinale che vuole evitare una nuova Ilva, il piano industriale per la nuova Alitalia è in alto mare e i sindacati si preparano ad un altro sciopero.
La matassa della nuova Alitalia è così intricata da rendere impossibile pronosticare il futuro. L’unica certezza è che chiunque farà parte della cordata definitiva il massacro sociale sarà di almeno 2.800 dipendenti sui 10.500 attuali.

DOPO SETTIMANE DI SILENZIO ieri è tornata a farsi sentire Delta Airlines. Il gigante americano era stato il primo alleato di Fs nella inedita conquista dei cieli da parte di chi fa viaggiare treni. Ieri un – imprecisato – portavoce della compagnia statunitense ha dettato alle agenzie che «Delta continua a lavorare con Ferrovie dello Stato e Atlantia e conferma di essere pronta a investire fino a 100 milioni di euro per una quota del 10% in Alitalia».

Se così fosse avremmo due conseguenze positive per la cordata. La prima è che il capitale della nuova Alitalia si rialzerebbe a 1 miliardo, valore minuscolo per una compagnia aerea ma sempre di molto superiore agli 800-900 milioni di cui si vociferava in questi giorni.

LA SECONDA – PUNTELLATA dall’aggiunta «Delta resta impegnata a mantenere la propria partnership con Alitalia nel futuro» – è che Delta stia parlando anche con Atlantia e abbia convinto la società che controlla gli Aeroporti di Roma e di cui i Benetton sono i primi azionisti a interrompere i corteggiamenti a Lufthansa. I tedeschi infatti continuano a legare il loro ingresso nel capitale ad una precedente ristrutturazione: cosa insostenibile per chiunque degli altri attori in gioco, a partire dal governo.

Governo che, sotto la pressione del Quirinale con Sergio Mattarella in campo con una moral suasion per evitare che Alitalia sia una nuova Ilva, ieri si è fatto sentire con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che con il Mef ha già messo a disposizione il secondo prestito ponte da 420 milioni nel decreto Fiscale e sarà socio diretto della nuova cordata con una quota del 15% come conversione del prestito stesso, con Fs e Atlantia al 37,5%. «Auspichiamo che entro il termine previsto ci sia l’offerta finale e un piano industriale sulla base di una alleanza che vede soggetti fissati e altri partecipanti che non sta a noi decidere. Ci aspettiamo che ci sia un piano industriale convincente», ha spiegato Gualtieri.

LA SETTIMA PROROGA del termine per presentare l’offerta vincolante per la nuova Alitalia fissata da Patuanelli è per il 21 novembre. Prima di quella data però i sindacati chiedono di essere convocati. «Questa settimana ci aspettiamo un cenno dal governo e una convocazione. Mattarella ha ragione: non bisogna perdere tempo, perché le altre compagnie occupano il mercato e non possiamo permetterlo. O ci convocano presto o sarà mobilitazione», attaca il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito. «Pare ci sia stato uno scontro nel Cda di Lufthansa e hanno prevalso coloro che non volevano entrare in Alitalia. Resta in campo, quindi, l’opzione Delta – dice Cuscito – . Noi siamo preoccupati perché al momento non c’è stata nessuna convocazione, mentre Alitalia sta morendo da sola perché l’amministrazione straordinaria non può decidere e dovrà restituire gli aerei il cui leasing scade, e quindi 4 aerei dovranno essere restituiti entro la fine dell’anno e altri già nei primo mesi del 2020».

«Il piano industriale deve coinvolgere i sindacati, non firmiamo a scatola chiusa – gli fa eco il segretario generale della Uilt Claudio Tarlazzi – . È necessario un rilancio delle rotte intercontinentali. E in più si parla con troppa disinvoltura di tagli al personale. Alitalia ha già un costo del lavoro basso, bisogna fare investimenti e aumentare i ricavi».

«USB NON È DISPOSTO a tollerare ricette sbagliate e malsane e non farà sconti a nessuno: ci sono vie d’uscita d’intervento pubblico ancora praticabili, basta avere coraggio». La proposta di una «gestione pubblica» per un periodo transitorio tra 18 e 24 mesi è prevista da un emendamento di Leu al Decreto fiscale.