Alitalia, a Di Maio tocca aggrapparsi a Toto. Atlantia in gioco
Caos nei Cieli Il ministro conferma: lunedì la soluzione. Ma i soli 700 milioni di capitale confermano quanto la cordata sia raccogliticcia. Il liberista Delrio: male statalizzare Fassina: disastri dai privati, ma così si rischia il peggio
Caos nei Cieli Il ministro conferma: lunedì la soluzione. Ma i soli 700 milioni di capitale confermano quanto la cordata sia raccogliticcia. Il liberista Delrio: male statalizzare Fassina: disastri dai privati, ma così si rischia il peggio
La disperazione di trovare un socio entro lunedì riporta quasi certamente in Alitalia uno dei vecchi «capitani coraggiosi»: Carlo Toto. L’uomo che con la fusione AirOne-Alitalia Cai voluta all’epoca da Berlusconi riuscì a salvare dal fallimento la sua piccola compagnia e nel frattempo ha continuato a fare soldi con le Autostrade dei parchi dell’Abruzzo, ieri ha incontrato direttamente Luigi Di Maio. Che tifa esplicitamente per un suo ingresso come quarto socio nella fin troppo traballante cordata della nuova Alitalia assieme – in rigoroso ordine di quote – a Fs, il recalcitrante Mef e il gigante americano Delta che nell’operazione mette qualche bruscolino – solo 100 milioni – ma è l’unico attore ad essere già nel mercato degli squali che è il trasporto aereo globale.
CON UN CAPITALE RIDICOLO – forse neanche 700 milioni – la nuova Alitalia a maggioranza pubblica (per mancanza di partner) partirà comunque lunedì. Questa è l’unica certezza della giornata, ribadita da Di Maio. Nella newco Fs dovrebbe avere una quota di poco superiore al 35% e quella del Ministero dell’Economia del 15% così da dare allo Stato il controllo della nuova Alitalia, mentre all’americana Delta andrebbe una quota del 15%. Per cui resta da scegliere il quarto socio che metta almeno 300 milioni, pari a circa il 40% del capitale. Sembrano fuorigioco il presidente della Lazio Lotito, al quale sono state chieste da Di Maio garanzie finanziarie e l’imprenditore German Efromovich, azionista di maggioranza di Avianca. La compagnia di bandiera colombiana è però parte dell’alleanza Star Alliance, concorrente diretta di Sky Team di cui fa parte Delta.
MOLTI PERÒ SCOMMETTONO ancora su Atlantia: oggi la holding a maggioranza della famiglia Benetton terrà il suo cda ed è probabile che venga affrontato il tema Alitalia.
Nelle ultime ore circola anche l’ipotesi di un ingresso in Alitalia sia di Toto che di Atlantia con una quota del 12% ciascuno. In attesa che si delinei il quadro definitivo sulla cordata per rilanciare la compagnia, i sindacati ribadiscono la necessità di vedere un progetto serio. «Non discuteremo né di nuovi esuberi né di riduzioni di stipendi e diritti per i lavoratori. Su Alitalia vogliamo un piano industriale credibile, ormai non c’è più tempo», ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini. «Stiamo aspettando che finalmente arrivi questa data fatidica, per capire se alla fine c’è un piano industriale importante, che rilanci gli investimenti, apra e offra nuove rotte, garantisca un servizio di qualità ed una occupazione di qualità», ha aggiunto la leader della Cisl Annamaria Furlan.
Intanto, però, sono scoppiate le polemiche dei liberisti sulla strategia del governo gialloverde di dare a Fs e al Tesoro, quindi allo Stato, la maggioranza nella Newco. «Nonostante l’ottimo lavoro dei commissari, a distanza di un anno e dopo una nutrita serie di rinvii, la soluzione Alitalia è la mancanza di soluzione», afferma l’ex ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. «Lo Stato diventa primo azionista e tanti saluti alle promesse, in particolare del M5S, che “mai più” sarebbero stati usati soldi pubblici per Alitalia», sottolinea Delrio.
«Dopo i disastri dei privati, la nazionalizzazione è condizione necessaria, ma non sufficiente», controbatte Stefano Fassina nel suo intervento all’assemblea di lavoratrici e lavoratori di Alitalia nella sala consiliare del Comune di Fiumicino. «Dalle informazioni disponibili – ha sottolineato Fassina – emerge confusione, approssimazione, partner improvvisati e di dimostrata inaffidabilità. Soprattutto, è ancora assente un piano industriale adeguato e quindi sono scarse garanzie per l’occupazione. Siamo di fronte al rischio serissimo di rivedere con investitori pubblici la stessa soluzione insostenibili come nel 2008 con il governo Berlusconi e nel 2015 con il governo Renzi».
«Sono molto preoccupato per il futuro delle migliaia di famiglie che lavorano, tra dipendenti e indotto, per Alitalia», ha dichiarato il sindaco di Fiumicino Esterino Montino (Pd). «Per salvare Alitalia – ha aggiunto Montino – serve un piano di rilancio serio, non le proposte senza senso avanzate fino a oggi».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento