Ho incontrato per la prima volta Alfredo Salsano a Bologna in un convegno nella primavera del 1994. Accompagnava Serge Latouche che aveva da poco introdotto in Italia e stava per pubblicare i suoi testi per la Bollati Boringhieri, la casa editrice da lui diretta. Scambiammo poche battute e mi chiese, con mia grande sorpresa, di inviargli le fotocopie del mio saggio Lo sviluppo insostenibile che era in stampa da Liguori.

UN PAIO DI ANNI DOPO accolse con entusiasmo la mia proposta di scrivere un testo sul «fair trade» e mi dette delle dritte che non potrò mai dimenticare, chiamandomi al telefono di casa anche a notte fonda per correggere le mie note, invitarmi a modificare, perfezionare i riferimenti bibliografici. Era una persona rara che univa un rigore scientifico quasi paranoico con una grande curiosità intellettuale e la voglia di un bambino di conoscere il mondo, in particolare le realtà, le sperimentazioni, le innovazioni sociali che uscivano dalla logica del mercato capitalistico. L’ho potuto constatare la prima volta nell’estate del 1998 a Badolato, in provincia di Catanzaro.
Era nato, grazie alla collaborazione tra il Comune, il C.R.I.C. , una Ong molto attiva in quegli anni e la comunità anarchica di Logo Mai, il primo esempio di accoglienza dei migranti, i curdi in questo caso, che faceva rinascere un paese abbandonato. Da questa prima esperienza che ebbe all’inizio un successo insperato nacque, l’anno dopo, la ben nota vicenda di Riace che, con Mimmo Lucano, divenne l’icona dell’accoglienza per chi rischia la vita per fuggire da guerre e fame.
Alfredo, visitando con gli altri convenuti le botteghe artigianali, il coloratissimo ristorante curdo, le case ristrutturate per accogliere i primi turisti solidali, non riusciva a contenere il suo entusiasmo e quando la sera giungemmo a Villa S.G. mi disse quasi sottovoce: «questa esperienza mi ha cambiato la vita».
Perché un grande e raffinato intellettuale si commuoveva alla vista di un borgo abbandonato che risorgeva grazie ai migranti e ad una accoglienza intelligente e fattiva?

PER COMPRENDERE lo spessore culturale di Alfredo, la sua visione del mondo e la sua allergia al mercato capitalistico bisogna leggere l’impareggiabile introduzione a La grande trasformazione di Karl Polanyi, autore straordinario che lui introdusse in Italia per i tipi della Einaudi. Alfredo fu folgorato da questo originale studioso, da alcune sue grandi intuizioni, dal suo approccio alle scienze sociali come un unicum.

POLANYI, ECONOMISTA, sociologo, antropologo, storico, rappresentava per Salsano l’ideal tipo dello scienziato che studia la società nel suo insieme, al di là delle segmentazioni accademiche. Non solo. Condivideva con il grande intellettuale austro-ungherese la lotta contro l’ideologia capitalistica che si materializzava nella «grossolana utopia del mercato autoregolato: una istituzione del genere non potrà esistere – scriveva Polanyi – per un qualunque periodo di tempo senza annullare la sostanza umana e naturale della società, essa avrebbe distrutto l’uomo fisicamente e avrebbe trasformato il suo ambiente in un deserto».
Da qui il «contro movimento», la reazione della società alla sua distruzione che si concretizza in forme di resistenza e di alternativa alla mercificazione globale. E lo stesso fenomeno politico della nascita del fascismo, che Polanyi analizza nel suo The Essence of Fascism, rappresenta nella sua visione una forma perversa di difesa della società dal mercato con esiti ancora peggiori in quanto « una riforma dell’economia di mercato raggiunta al prezzo della estirpazione di tutte le istituzioni democratiche tanto nel campo dell’industria quanto in quello della politica».

CARATTERI TIPICI di questo fascismo degli anni ’30, riscontrabile in tanti paesi occidentali erano «la diffusione di filosofie irrazionalistiche, il culto estetico della razza, la demagogia anticapitalista, opinioni monetarie eterodosse, critiche al sistema partitico, denigrazione diffusa del sistema democratico esistente…». È forse inutile aggiungere quanto queste parole siano attuali a distanza di un secolo, pur con le dovute varianti l’essenza del fascismo è un pollone con cui la nostra storia non ha mai fatto veramente i conti. Ma, non dimentichiamolo, è il fallimento del mercato capitalistico il terreno di coltura del fascismo di ieri come attuale.
Su tutti questi temi Alfredo Salsano ha costruito le nuove collane della Bollati Boringhieri. Temi di nicchia, sempre cercando quelle vie che potessero portarci fuori, oltre la società di mercato. Sempre con una particolare attenzione, rara, di mettere insieme le persone prima ancora delle collane di carta. Sempre con quello sguardo aperto al mondo, con quello sguardo con cui mi ha salutato dalla finestra della sua casa quando ero andato a trovarlo per portargli l’Eco-Aspromonte, le banconote stampate dalla Zecca dello Stato, un tentativo di demercificazione della moneta, che lui accolse con un sorriso indimenticabile.