Alfredo Mantovano, 64 anni, nominato ieri sottosegretario alla presidenza del consiglio, era tornato a fare il giudice dal 2013, quando non si era più candidato dopo aver deciso di votare la fiducia al governo Monti contro la scelta del Pdl, il suo partito di allora. Il suo ultimo incarico in magistratura è alla quarta sezione penale della Cassazione.

LA SUA PRIMA elezione in parlamento risale al 1996. Nel 2001 non rieletto, era stato nominato nel governo Berlusconi sottosegretario all’interno, in seguito era andato al Copasir. È un teo-con, cattolico molto conservatore. Ha animato l’associazione d’area Alleanza cattolica e con questo spirito ha interpretato la stagione dello «scontro di civiltà» post-11 settembre. Si occupa da sempre, sposando sistematicamente le posizioni più reazionarie, di immigrazione, sicurezza e diritti civili. Nel suo ultimo libro, intitolato Droga, le ragioni del no, nega ogni legittimità alle proposte di legalizzazione delle droghe leggere, alla libertà di coltivazione e ala riduzione del danno. Dalla postazione strategica che gli è stata consegnata presidierà anche questi temi.