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Alfano al bivio: al governo con Letta o all’opposizione con Berlusconi

Alfano al bivio: al governo con Letta o all’opposizione con BerlusconiSilvio Berlusconi

Pdl-Forza Italia «Colombe» con le spalle al muro: o firmano la resa o rischiano di andare a votare in primavera senza partito alle spalle. Lunedì la risposta al Cavaliere

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 2 novembre 2013

Condanna o non condanna, decadenza o non decadenza, Silvio a mollare non ci pensa per niente. Non gli passava per la mente pochi giorni fa, quando ha concesso a Bruno Vespa un’intervista in cui ribadisce che, in caso di elezioni, «sentirei il dovere di impegnarmi personalmente: ho un rapporto speciale con gli italiani». Lui, non la figlia Marina perché, è sì «una leonessa» ma «non è questa la sua vocazione». Non contemplava il passo indietro giovedì sera, quando ha avanzato quella che Daniele Capezzone definisce «l’ultima generosa offerta» alle colombe: firmare il documento dell’Ufficio politico, cioè la resa, in vista di un Consiglio nazionale da tenersi prima dei due appuntamenti chiave, la legge di stabilità e il voto sulla decadenza.
Per ora nessuno ha risposto positivamente all’ultimatum. Il primo a decidere deve essere Alfano, l’unico a cui il Capo abbia posto l’aut aut guardandolo negli occhi. Angelino l’Indeciso ha preso tempo fino a lunedì, ma conoscendolo non è improbabile che a quel punto tenti di rinviare ancora il sofferto momento in cui dovrà fare un passo che sarà comunque senza ritorno. Per ora ha chiesto garanzie solide, prima fra tutte l’inserimento nella nomenklatura di un coordinatore da lui scelto, con parecchia voce in capitolo sulla composizione delle liste. È una richiesta sensata, nel quadro del congresso strisciante che agita da mesi il Pdl-Forza Italia. Ma è anche un modo di prendere tempo, perché il bivio di fronte al quale si trova l’ex delfino riguarda scelte strategiche più radicali. Mette in gioco tutto il suo (eventuale) futuro politico e anche la natura e forse la durata del governo.
Non firmare il documento del Cavaliere, per Angelino, significa di fatto avviare la scissione. È quello che vuole e spera Enrico Letta, che non esita a entrare nella partita a gamba tesa, sino a dichiarare ai giornali di mezza Europa che Berlusconi è effettivamente un populista, ma il Pdl è un mix di berlusconismo e di «pulsioni più istituzionali e moderate». Con i montiani e le colombe, Letta disporrebbe di una relativamente solida maggioranza: il suo non sarebbe più un governo di larghe intese, potrebbe ambire ad arrivare oltre il 2015. Tempi lunghi, nei quali Alfano, con Berlusconi ai servizi sociali e Forza Italia in mano ai descamisados, proverebbe a costruire quel partito centrista che tanti, da Casini a Fini a Monti, negli ultimi vent’anni, hanno vagheggiato.
Chinare il capo, invece, significherebbe prepararsi ad affondare il governo per affrontare le elezioni in primavera. Il passaggio all’opposizione di Berlusconi e dei lealisti di fatto si è già compiuto. Silvio si considera ampiamente sciolto da ogni vincolo di maggioranza, il voto formale di sfiducia arriverà quando, al primo incidente, sarà Letta a porre la questione di fiducia. Salvo riscritture radicali, il casus belli sarà quindi la legge di stabilità, sulla quale il Cavaliere va giù duro: «Non intendiamo arretrare».
Alfano, con la resa, potrebbe ancora sperare nell’eredità di re Silvio. Ma sa per esperienza diretta che, nel reame di Arcore, i numeri due contano zero. Inoltre, nonostante l’onnipotente lo abbia tentato col succulento bocconcino, nulla gli assicura che, una volta rientrato nei tanghi, non gli venga fatto pagare a caro prezzo il «tradimento» del 2 ottobre. Però anche l’opzione opposta è tutt’altro che sicura.
Anche l’ alleato Letta ha i suoi guai in casa. Tempo qualche settimana e dovrà vedersela con un Matteo Renzi per cui la sopravvivenza della legislatura oltre il 2015 sarebbe esiziale. E tra i falchi berlusconiani c’è chi assicura, e non con l’aria di chi parli per sentito dire, che «Renzi un governo fatto solo con le colombe non lo sosterrà. Con Berlusconi all’opposizione l’orizzonte sono elezioni in primavera». Per Angelino, mollare Arcore per poi ritrovarsi comunque alle urne in primavera sarebbe la tomba politica.
Per una volta ha del tutto ragione Daniela Santanchè: la scelta, per le colombe, è fra stare con Berlusconi o con Letta. Le oscillazioni degli ultimi giorni dimostrano quanto Alfano sia lacerato e tentennante. Forse riuscirà a svicolare ancora lunedì, ma di tempo per prendere una decisione ormai gliene resta pochissimo.

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