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Alessio Torino, piccolo mondo fatidico

Alessio Torino, piccolo mondo fatidicoAurelio Bulzatti, «Donna cassonetto», 2005 (dettaglio)

Scrittori italiani In una cornice narrativa che rimanda alla struttura del mito, Alessio Torino racconta i turbamenti di un ragazzo approdato per una estate nel paese del padre: «Cuori in piena», Mondadori

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 giugno 2023

Il tempo del mito appartiene sia alla storia sia alla metastoria, e il luogo è sempre insieme determinato e ideale. L’estate del 1987 a Pieve Lanterna, ovvero il tempo e il luogo in cui avviene l’iniziazione al mondo adulto del giovane Corsi, protagonista dell’ultimo romanzo di Alessio Torino, Cuori in piena (Mondadori, pp. 336, € 20,00), tendono fin da subito a porre questa sorta di Bildungsroman dentro una cornice narrativa che rimanda alla struttura del mito. Il giovane Corsi ha «la bellezza di 12 anni» e come ogni estate viene portato dalla nonna a Pieve Lanterna, piccolo paese dell’appennino marchigiano dove il padre, Sebastiano, è nato e cresciuto prima di andare a studiare e a vivere a Roma.

Pieve è un universo altro e tuttavia non estraneo al protagonista: è figlio, infatti, di uno del luogo che tutti un po’ ammirano e un po’ detestano, perché ha avuto il coraggio di costruirsi una vita migliore altrove. Al tempo stesso il giovane Corsi è un figlio della città di Roma, dove vigono altre forme di vita. Gli basta poco per ritrovare le dinamiche amicali con i ragazzi del posto, ma vi rientra comunque da fuori e mantenendo una postura per molti versi liminare rispetto alle peculiari consuetudini della gente di Pieve.

Quasi a preambolo decisivo della storia di quell’estate, arriva la richiesta del padre di non tuffarsi alle Caldare, dove un anno prima è morto annegato un suo coetaneo, Andrea Gori, figlio di Arcangelo. Non è una richiesta prevedibile per un uomo come «l’illuminista Sebastiano Corsi». E tuttavia è perentoria. Ma le Caldare e il fiume Burano sono il fulcro della vita di Pieve durante l’estate, l’unica vera attrazione del paese, il luogo dove i ragazzi consumano le loro avventure. Il giovane comunque accetta e quel giuramento funzionerà, per molti versi, come la chiave di quanto gli accadrà quell’estate, passata insieme ai due amici Giorgio e Achille, figli a loro volta di due sodali del padre dai quali egli ha preso le distanze: «chiodi arrugginiti» li definisce al telefono con il figlio.

Altre presenze di quella estate, Federica e Céline, due ragazze provenienti dal Belgio, figlie di emigrati italiani che per le vacanze tornano al paese d’origine. Entrambe diventano l’oggetto del desiderio non solo di Corsi e dei suoi amici, ma anche dei giostrai che perciò appariranno loro come «nemici». Con Céline, Corsi scopre l’amore e il sesso, fino ad allora appena intravisto nei giornaletti porno nascosti insieme a una bottiglia di vodka dentro l’Hotel Tetano, costruzione mai finita e base della banda di amici; ma scopre anche la ferita del tradimento e la lacerazione degli addii.

Un misterioso e inquietante rapporto lo lega poi a un altro personaggio cruciale: viene chiamato Arcàcciolo ed è il padre di Andrea Gori, il ragazzo morto alle Caldare, il cui insopportabile dolore ha determinato una frattura tra lui e il paese. Con Arcàcciolo, il giovane Gori scopre la potenza e la radicalità dei legami ancestrali, la violenza del mondo adulto, la fragilità dei padri.

La scrittura di Alessio Torino è insieme lenta e fluida, perfetta nell’evocare tanto i sentimenti, i dubbi, le torsioni emotive dei riti di passaggio che portano il protagonista fuori dall’infanzia, quanto le contraddizioni profonde che attraversano il sottosuolo esistenziale di un paese e dei suoi abitanti, i quali incarnano senza discrasie una dimensione insieme realistica e idealtipica. È una scrittura che sa rendere, senza retorica alcuna, un piccolo mondo nel quale amicizia e violenza, legami e rancori, silenzi e pregiudizi ordiscono la trama di un tessuto complesso, nel quale la vita si rivela nel mito.

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