Visioni

Alessandro Cortini, tra beat minimali e suoni dal profondo

Alessandro Cortini, tra beat minimali e suoni dal profondoAlessandro Cortini – foto di Riccardo Trudi Diotallevi

Incontri Musicista e produttore, membro dei Nine Inch Nails, esplora la dimensione solista live con la parte visual

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 9 gennaio 2024

A chiudere la stagione invernale di Inner Spaces, il festival organizzato dalla fondazione culturale gesuita di San Fedele a Milano, è arrivato Alessandro Cortini, musicista italiano che deve la sua fama alla band dei Nine Inch Nails, di cui è membro fisso (con qualche pausa) dal 2004, ma che negli ultimi dieci anni ha esplorato sempre di più la dimensione solista, sperimentando con sintetizzatori e sequencer, inoltrandosi in territori strumentali, tra ambient, techno, beat minimali e suoni che scavano nel profondo. È un cambiamento accompagnato anche dal riavvicinamento del musicista cresciuto a Forlì con l’Italia (prova ne sia l’appassionato dibattito su piadine romagnole e mozzarelle campane, dopo il soundcheck): dopo i molti anni negli Stati uniti, prima il ritorno in Europa, a Berlino, poi il trasferimento in Portogallo, in una piccola cittadina fuori Lisbona. La sua presenza a Inner Spaces conclude un’edizione che ha messo insieme alcuni tra i più significativi nomi della musica elettronica italiana, da Francesco Messina, collaboratore di Battiato e tra i primi compositori ambient nel nostro paese, allo sperimentatore techno Donato Dozzy, alla produttrice e musicista Marta Salogni.

L’ispirazione arriva dalla possibilità di raggiungere un punto di libertà, in cui non ti senti oppresso dal dover guadagnare. Qualcosa arriva sempre.

IL CONCERTO di San Fedele nasce da un’installazione commissionata dal festival Sonar di Lisbona nel 2022, in un’antica fabbrica in cui l’esercito produceva la farina, su quattro piani. «Quella è stata la mia prima esperienza live post pandemia, ideale per me perché era una cosa nuova, che mi ispirava», racconta Cortini. «L’idea era di sonorizzare i quattro piani in modo differente. Volevo essenzialmente una traccia per ogni piano: quattro sezioni, non a tempo tra di loro, non in sincrono, che dunque non si ripetevano mai, dei cluster di note continui e infiniti». Da qui il titolo, Nati infiniti, che nel 2024 diventerà anche un disco, mixato da Marta Salogni e in uscita per Mute Records. Dal vivo, la musica si pone in dialogo continuo con i visual molto suggestivi dell’artista Marco Ciceri, che in qualche occasione accompagna Cortini sul palco. Ogni sera i brani assumono forme diverse, «e per me è come invitare il pubblico in studio con me quando compongo». Elemento centrale dello spettacolo è lo Strega, strumento creato da Cortini insieme all’azienda statunitense Make Noise, con l’idea di raggiungere una sintesi delle caratteristiche più importanti e funzionali per chi fa questo tipo di musica. Per farne capire le potenzialità, ha chiamato a raccolta amici musicisti come Ben Frost, Caterina Barbieri, Daniel Avery, Kali Malone, Marta Salogni, ognuno autore di un brano poi pubblicato nella compilation Strega Musica», distribuita gratuitamente l’anno scorso.

«L’IDEA era di mostrare la malleabilità di Strega in mano a diversi artisti, ognuno con una voce artistica unica», spiega Cortini. «E secondo me l’album ci è riuscito. Per me è una soddisfazione personale e professionale indescrivibile, perché si tratta dei miei idoli, i miei amici, è bellissimo che mi abbiano detto tutti di sì e che abbiano creato qualcosa che li rappresenta con questo strumento». Alessandro Cortini è il primo e unico musicista italiano entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, uno dei più importanti riconoscimenti al mondo, dopo la nomina dei Nine Inch Nails di Trent Reznor, nel 2020. «Tutto ciò mi rende molto grato nei confronti di Trent che ha voluto includerci», racconta Cortini, «è un gesto che mi rende orgoglioso, con cui ci ha fatto sentire ancora più parte di una band con cui suono da quasi vent’anni». Anche se gli impegni con il gruppo si sono fatti meno fitti, Cortini pare davvero non fermarsi mai, con la collaborazione con Fendi, i remix di due brani dei Depeche Mode, il lavoro alla colonna sonora di una serie tv, ancora top secret. Ma come si trovano le idee, dopo tutto questo tempo? «L’ispirazione arriva dalla possibilità di raggiungere un punto di libertà, in cui non ti senti oppresso dal dover guadagnare. Quando io sono in studio e posso permettermi di non fare niente, anche guardare un film tutto il giorno o ascoltare del suono bianco per ore, lì posso giocare, e tutto ciò è parte del mio processo. Qualcosa arriva sempre, quando meno te l’aspetti».

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