Aldo Orvieto, un pianista a Venezia
Jazz Track C’è un pianista a Venezia. Si chiama Aldo Orvieto. Super. Molto sensibile ai richiami del contemporaneo. Un giorno o l’altro prenderà una onorificenza, insomma un qualcosa, un premio, una citazione […]
Jazz Track C’è un pianista a Venezia. Si chiama Aldo Orvieto. Super. Molto sensibile ai richiami del contemporaneo. Un giorno o l’altro prenderà una onorificenza, insomma un qualcosa, un premio, una citazione […]
C’è un pianista a Venezia. Si chiama Aldo Orvieto. Super. Molto sensibile ai richiami del contemporaneo. Un giorno o l’altro prenderà una onorificenza, insomma un qualcosa, un premio, una citazione tra i grandi della storia musicale. Orvieto, pur essendo molto dedito al contemporaneo, sta compiendo da anni una vera e propria escursione storiografica sui compositori che vengono prima del contemporaneo, che ne fanno baluginare qualche risonanza, che ne anticipano o ne prevedono l’avvento nel mondo dei suoni e restano del tutto dei moderati e sostanzialmente tradizionalisti.
Orvieto effettua questa lunga esplorazione con particolare riguardo ai compositori italiani. E la compie attraverso registrazioni della loro opera pianistica suddivisa in capitoli che sono poi cd che escono a scadenza periodica. Gli ultimi compositori «orvietani» che sono disponibili sul mercato discografico (e nei luoghi dello spirito di ogni musicofilo che si rispetti) sono Guido Alberto Fano (Canti, Stradivarius), Gian Francesco Malipiero (Complete Piano Music Vol. 3, Stradivarius) e Niccolò Castiglioni (Complete Piano Works.1, Grand Piano). Parliamo subito di quest’ultimo. Castiglioni fa parte a tutto diritto della compagine italiana dei contemporanei. Ha partecipato alle inquietudini e alle sperimentazioni della generazione di Darmstadt, è stato prima stravinskiano poi dodecafonico e strutturalista.
Però non ha mai abbandonato il gusto per la grazia persino nostalgica di certi bozzetti brevi a volte persino naturalistici (Come io passo l’estate, 1983, per esempio). Quindi non è proprio un «intruso» nella triade di cui ci occupiamo qui. Nel cd a suo nome si ascoltano delizie assolute, esempi di concisione cordiale, di gioco estroso, come Momento musicale (1954) e Seconda Sonatina (1987), lavori mai registrati prima. Fano è il più sorprendente. Si ascolta una serie di sue composizioni per voce e pianoforte che potrebbero sembrare alquanto antiquate e invece i suoi Canti su testi di D’Annunzio, Carducci, Pascoli, Lamartine mostrano una continua tentazione per l’atonalismo, quasi un territorio dove si vorrebbe entrare ma poi ci si ritrae. La chanteuse Silvia Frigato, soprano, amante di sonorità traslucide, asseconda bene questa vocazione segreta. Infine abbiamo Malipiero. Lo godiamo e basta. Col suo magistero, con la sua costruzione distesa di complesse articolazioni armoniche e melodiche, col suo lirismo controllato. Due brevi opere scritte da diciottenne, Preludio e Sarabanda, mai registrate prima, sono modernissime. Inutile dire che Aldo Orvieto è nelle tre raccolte maestro a sua volta di appassionata attenzione e di colloquialità amorosa.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento