Le cariche alla FedEx-Tnt a Piacenza, i raid contro i lavoratori a San Giuliano e Lodi, passando dalla Texprint, ieri l’omicidio di Adil Belakhdim. Aldo Milani, coordinatore nazionale di S.I. Cobas, cosa sta succedendo?
Quello in atto non è scontro tra lavoratori, né quello di ieri a Biandrate è un incidente come inizialmente si è letto ieri su internet. È uno scontro tra chi cerca di difendere i diritti conquistati nella logistica e chi vuole usare la forza lavoro sfruttandola in un settore dove sono stati siglati contratti e accordi di secondo livelli, dove siamo riusciti ad ottenere importanti miglioramenti salariali e dove i facchini hanno la possibilità di passare di livello. È questo che cercano di smantellare.

I conflitti nella logistica sono sempre stati duri, ma si ha l’impressione che le cose siano peggiorate negli ultimi mesi. Perché?
È avvenuto già durante la pandemia del Covid. L’e-commerce è diventato trainante e ha imposto l’aumento dei ritmi di lavoro spingendo a una maggiore velocità della distribuzione. Si sono create così le condizioni strutturali di una tragedia inaccettabile come quella che ha colpito Adil. In una situazione normale un camionista non è spinto a correre. Invece con l’aumento della produttività e la necessità di fare arrivare le merci a destinazione nel più breve tempo possibile tutte le contraddizioni si acuiscono. In un clima del genere da parte aziendale si tende a saltare il confronto sindacale e si arriva allo scontro aperto.

Cosa succederà dopo lo sblocco dei licenziamenti il primo luglio?
Questi problemi rischiano di aumentare perché ci saranno le condizioni migliori per le aziende per procedere nella direzione che hanno già intrapreso. Quelle maggiori si stanno ristrutturando e costruiscono grandi hub. Questo ha provocato un’ondata di licenziamenti. Ad esempio Sda ha licenziato 360 lavoratori a tempo indeterminato a Carpiano vicino a Milano e ne ha assunti 400 a tempo determinato li vicino. Solo venti di queste persone sono a tempo indeterminato. Gli altri sono interinali. Nessuno dei licenziati è stato assunto. Lo stesso sta avvenendo in Fedex-Tnt. A livello nazionale su 1800 lavoratori saranno internalizzati 800, con la perdita di un migliaio di lavoratori.

Il presidente del Consiglio Draghi ha invitato a “far luce” su quanto è accaduto ieri. Che cosa chiedete al governo?
Di fare luce anche sul fatto che sono tre mesi che sono stati licenziati ben 274 lavoratori a Piacenza e il ministero del lavoro non ci ha mai ricevuto anche se abbiamo fatto tre manifestazioni a Roma. Chiediamo la loro riassunzione e che Fedex-Tnt, come le altre multinazionali, presentino un piano industriale. Tempo fa in Sda abbiamo raggiunto accordi soddisfacenti per i lavoratori. In questo caso invece non si sa nulla. Il governo deve avere una visione di insieme dell’intero settore, e sapere cosa fare. Dopo le crisi in Medioriente, negli ultimi anni l’Italia ha assunto un ruolo maggiore nella logistica internazionale tra Europa e Africa. E invece a queste multinazionali si lascia fare il bello e il cattivo tempo. Non solo non rispettano le relazioni sindacali con le organizzazioni rappresentative come la nostra in molti magazzini, ma non tengono in nessun conto quelle con le istituzioni, sia nazionali che regionali. La Bartolini è stata comprata dalle poste francesi, in Dhl ci sono quelle tedesche. Non vorrei che ci fosse una complicità con i monopoli internazionali della logistica nel mantenere queste condizioni.

Il ministro del lavoro Orlando ha annunciato una «task force» sulla logistica. Sarà utile?
Mi sembra che faccia parte delle dinamiche politiche con la Lega. Dopo che abbiamo occupato la sede del Pd a Roma Orlando ha detto in sostanza che ad occuparsene dovrebbe essere Giorgetti al ministero dello Sviluppo. Il problema della legalità nella logistica è noto al punto che già nel contratto di sei anni fa si prevedeva un tavolo simile. Purtroppo, la mafia e le pratiche illegali si sono strutturate ancora di più. In queste condizioni se nel «Piano di ripresa e resilienza» il governo Draghi derogherà alle norme sugli appalti la situazione non potrà che peggiorare.

Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato uno sciopero di tre giorni nello stabilimento della Lidl. Cosa ne pensa?
Se non avessero fatto uno sciopero dopo una tragedia simile, tra Torino e a Novara dove hanno una presenza, avrebbero perso la faccia davanti ai lavoratori. Ma il problema non è aspettare i morti, ma chiedersi qual è la condizione economica dei lavoratori in quella azienda? Come possono tenere davanti a una situazione che peggiora? Noi diciamo che è possibile resistere e ottenere risultati attraverso gli scioperi che facciamo.

Oggi manifestate a Roma. Sui social abbiamo letto molti appelli a fare uno sciopero generale. Lo farete?
Si parla di uno sciopero generale nazionale dei sindacalismo di base a ottobre. Chiediamo a tutti di cominciare a discuterne e a evitare la concorrenza tra noi. Dobbiamo unire le forze e discutere i contenuti su cui si fanno queste battaglie. C’è una sensibilità per muoversi in senso comune. La situazione sta peggiorando, anche di fronte a questi avvenimenti.