Alberto Sironi, un affabulatore che amava la Sicilia e il «suo» Montalbano
Ritratti Addio al regista di film e serie tv Rai, che ha raccontato Coppi e poi si è dedicato con passione a Camilleri
Ritratti Addio al regista di film e serie tv Rai, che ha raccontato Coppi e poi si è dedicato con passione a Camilleri
Dopo Andrea Camilleri, anche Alberto Sironi ci ha lasciati. Il regista televisivo che ha diretto tutti gli episodi del commissario Montalbano, con l’eccezione degli ultimi in cui era subentrato Luca Zingaretti, Montalbano in persona, che dopo venti anni ha così risarcito il regista che lo aveva voluto in quel ruolo, anche contro il parere di papà Camilleri (che, peraltro, si era subito ricreduto). Sironi aveva dovuto rinunciare per un malore che gli aveva impedito di lavorare dopo che erano già iniziate le riprese di una nuova serie di tre puntate e Zingaretti lo aveva sostituito.
INNAMORATO della Sicilia e di Camilleri, proprio lui che proveniva dal varesotto, terra che ha dato i natali alla Lega Nord, Sironi era nato a Busto Arsizio, provincia di Varese, nel 1940, finito poi a Cassano Magnago e Gallarate. Era figlio di un parrucchiere per signora che, anziché risolversi in tante chiacchiere vuote, si era rivelato un grande narratore, un vero affabulatore, merito di una biblioteca immensa e di una altrettanto immensa cultura. Un padre cui Alberto era molto legato al punto che quando venne a mancare gli dedicò uno sceneggiato che si rivelò come il suo successo più importante prima di Montalbano: Il grande Fausto, con Sergio Castellitto nel ruolo di Coppi. «Mio padre – aveva raccontato Sironi in un’intervista di molti anni fa a Varese News – era un grande tifoso di Coppi, mi portò a vederlo sullo Stelvio da bambino, mi parlava sempre di lui. Quando morì, pensai a che regalo avrei potuto fargli, e nacque il film».
Lombardo quindi e – come per molti altri – il suo approdo naturale è stata Milano, in particolare la scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Grassi e Strehler. Sironi non ha ancora trenta anni quando approda in Rai dirigendo servizi per tv7, lì incrocia anche Beppe Viola e con lui realizza un’inchiesta sui giocatori di biliardo a Milano. Poi vira verso la fiction. Prima è la trasposizione milanese di un testo noir di Francis Durbridge, Poco a poco, con Flavio Bucci commissario e Diego Abatantuono agente, poi tocca a Scerbanenco, quindi giallo meneghino doc, e nei primi anni ’90 scrive la sceneggiatura e dirige di nuovo Diego Abatantuono, questa volta promosso nei panni del commissario Corso nei primi episodi della serie Eurocops.
DOPO COPPI arriva Montalbano. Mamma Rai glielo propone, poi ci ripensa e glielo toglie per tre mesi, lui non capisce, fino a quando arriva il semaforo verde. E Sironi sceglie il «suo» Montalbano. Anche un po’ per caso, un attore era già impegnato, un altro aveva fatto un pessimo provino, e allora meglio Zingaretti. Ma soprattutto Camilleri e la Sicilia, come si diceva, entrambi fortemente apprezzati dal padano Sironi che capisce perfettamente spirito, intenzioni, difficoltà e pregi di una regione spesso maltrattata dagli stereotipi. Sempre nell’intervista a Varese News raccontava di avere incontrato il padre di Peppuccio Tornatore, «un vecchio siciliano, autodidatta, dirigente di partito, insomma un uomo eccezionale, mi disse: ’essere comunista a Gallarate non è la stessa cosa che esserlo a Bagheria’». Una lezione che Sironi apprende così da poter entrare in un mondo che proprio nel momento in cui ti sembra di capirlo si chiude come una conchiglia. E come aveva saputo fare il brianzolo Gadda con il commissario Ingravallo, tradotto da Germi su grande schermo, Sironi, sulla scorta dei romanzi di Camilleri, cesella con Zingaretti il personaggio capace di spopolare in Italia, e di arrivare sugli apparecchi televisivi di venti diversi paesi, sempre riscuotendo calorosi consensi.
ORA IL COMMISSARIO Montalbano e il suo interprete Luca Zingaretti sono davvero orfani, hanno perso i genitori artistici che hanno creato quel piccolo grande miracolo che dalla tv è diventato fenomeno culturale, turistico, letterario, artistico, capace di generare anche spinoff, come Il giovane Montalbano.
Oltre a Montalbano Sironi ha diretto anche Il furto del tesoro, Salvo D’Acquisto, un paio di film tv di L’avvocato Guerrieri da Gianrico Carofiglio, interpretato da Emilio Solfrizzi, una versione di Pinocchio coproduzione con la Gran Bretagna e Eroi per caso, film tv ambientato durante la prima guerra mondiale. Ma rimane impossibile non associarlo al commissario
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