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«Alberi tattili» o dell’importanza della poesia

«Alberi tattili» o dell’importanza della poesiaAmanda Gorman

Express. La rubrica sulla cultura che fa il giro del mondo In un'intervista a El País, per definire il potere delle parole, Amanda Gorman evoca «una sorta di alberi di riferimento che si possono identificare quando ci si perde nella foresta e ai quali si può tornare quando si vaga per ritrovare la strada»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 28 luglio 2022

Per i titolisti di tutto il mondo l’uscita nel 1981 del racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d’amore è stata una vera manna, l’ispirazione per centinaia di titoli che al posto della parola «amore» hanno inserito di volta in volta «famiglia», «medicina», «consenso» e tanto altro – un modo spiccio per far capire ai lettori che quel certo termine apparentemente così chiaro è forse più complicato di quanto sembri a prima vista, che dietro quell’apparente semplicità ci sono sfumature alle quali bisogna prestare attenzione. E così, senza vergognarcene troppo, faremo anche qui oggi, sostituendo all’amore di Carver la parola «poesia».

Già, di cosa parliamo quando parliamo di poesia? Impossibile non chiederselo dopo aver letto l’intervista che Amanda Gorman ha rilasciato nei giorni scorsi a Berna González Harbour sul quotidiano El País in occasione dell’uscita in Spagna per la casa editrice Lumen della raccolta Mi nombre es nosotros, già pubblicata in primavera da Garzanti con il titolo Chiamateci per quello che siamo.

Come tutti o comunque molti sanno, Gorman – 24 anni, studi in sociologia a Harvard – ha conquistato fama mondiale all’inizio del 2021 quando, in occasione della cerimonia di insediamento di Joe Biden, è stata scelta per leggere una sua poesia, intitolata The Hill We Climb – un onore che prima di lei era toccato nel 1961 a Robert Frost, allora ottantaseienne e celebratissimo, chiamato a partecipare all’investitura di John Kennedy, e a Maya Angelou, che nel 1993 – già molto affermata – aveva letto un suo testo, On the Pulse of Morning, per il neoeletto Bill Clinton.

Due precedenti fin troppo illustri che hanno pesato molto sulle spalle della giovane autrice, come testimoniano numerose reazioni alla sua performance di Washington, anche da parte di persone del tutto convinte della necessità di rendere più «diverso» e «inclusivo» il panorama letterario internazionale. Alla domanda lanciata sul sito Quora «Gorman è davvero una buona poetessa?», per esempio, le risposte sono state complessivamente negative, per non parlare del commento durissimo dello scrittore indiano Tabish Khair che su The Hindu ha scritto: «Non rendiamo un buon servizio alla poesia afroamericana mettendo l’asticella così in basso».

Né il giudizio probabilmente cambierebbe alla lettura dell’intervista uscita su El País, dove Gorman, per definire il potere delle parole, evoca quelli che lei chiama «alberi tattili». Vale a dire – prova con difficoltà a spiegare Berna González Harbour – «una sorta di alberi di riferimento che si possono identificare quando ci si perde nella foresta e ai quali si può tornare quando si vaga per ritrovare la strada».

A quanto pare l’autrice ha trascorso l’ultimo anno «identificando» questi alberi, «curandoli, rivisitandoli» e scoprendo così, forse con meraviglia, che «uno dei più importanti è che la poesia conta». Per questo, conclude enfaticamente, «cerco di ricordare a me stessa che la poesia è importante e lo sarà sempre, e che il lavoro che sto facendo è importante non solo per la mia vita, ma anche per quella degli altri. Ecco perché è fondamentale andare avanti».

In questo percorso, che include – oltre alla traduzione dei suoi testi anche in paesi come l’Italia, dove la poesia è in ambito editoriale piuttosto trascurata – un accordo triennale con la casa di prodotti cosmetici Estee Lauder, sarebbe utile consigliare a Gorman di riflettere su una piccola frase detta nei giorni scorsi, ancora su El País, da una sua collega, la spagnola Blanca Andreu (di cui, per inciso, non esistono traduzioni in volume in italiano): «Una poesia o respira o non respira, vie di mezzo non ce ne sono».

Express va in vacanza. Arrivederci al 25 agosto.

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