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Alberi, antenati del futuro

Finestre di Orosia Alzarsi all’alba qui al cohousing è per me ritrovare ordine, con il silenzio della terra e poi il canto degli uccelli e del gallo. Ma il mondo e queste giornate […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 8 giugno 2019

Alzarsi all’alba qui al cohousing è per me ritrovare ordine, con il silenzio della terra e poi il canto degli uccelli e del gallo. Ma il mondo e queste giornate di maggio così piovose mi confondono. Così in questa rara mattina di sole prendo la strada del bosco. Sin da piccola il bosco mi ha accolta alla ricerca di sollievo, pensiero, bellezza, spiritualità. Nel 2017 le antiche faggete vetuste italiane sono state riconosciute dall’Unesco Patrimonio naturale della umanità, dopo 600 anni.

L’uomo ha sempre dato più attenzione al mondo animale piuttosto che vegetale, forse perché questo non ha mai rappresentato grosso pericolo, trattato spesso come inanimato. Anzi, Il mondo vegetale ha sempre significato per l’uomo rifugio, medicine, riscaldamento, vestiario, ed oggi, in difficoltà con il pianeta, diventa anche possibile fonte di nuovi percorsi di conoscenza. Anche alla luce dei drammi ambientali, i boschi sono rivalutati, ristudiati scientificamente: è noto il lavoro di Stefano Mancuso, Direttore del Laboratorio internazionale di Neurobiologia Vegetale di Firenze, che ricerca nel mondo vegetale segreti e leggi della vita.

Le piante abitano la terra prima della razza umana e ne hanno vita più lunga. Rimangono radicate al terreno senza movimento, a differenza degli animali, ma risolvono i problemi con gli elementi a disposizione. Non hanno il sistema nervoso, ma percepiscono campi magnetici, elettrici e gradienti chimici. Sono capaci di comunicazione e memoria di cui sappiamo ancora molto poco. Fonte di vita spirituale: fra i primi Dei ci sono grandi alberi. «Il bosco è un mondo», Einaudi 2018, è opera di Tiziano Fratus, saggista, poeta, studioso di alberi. Fratus attraversa i paesaggi cercando boschi antichi, alberi secolari.

Ricerca il legame profondo fra umani, alberi e cultura e ne ricama un sapere, fiducioso in una nuova umanità capace di connessione profonda con la natura. Nel libro narra di alberi e boschi di Italia, come i grandi castagni del Piemonte, gli alberi esotici di Ferrara e Trieste, le faggete del Cansiglio e Abruzzo, i tassi di Sardegna, e altri. Racconta soprattutto di quelli che rischiano di scomparire per cementificazione, cattiva gestione, incuria, cambiamento del clima: danni enormi al patrimonio storico e naturalistico. Al ritorno guardo dalla finestra l’immenso verde della grande magnolia e delle querce che sovrastano la casa ed i suoi abitanti piccoli piccoli. Gli alberi sono immobili nella loro pace e saggezza. Sono voci e pensieri silenziosi che ci accompagnano.L’ambientalista Julia Butterfly Hill li chiama: «Gli antenati del futuro».

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