Alan Rickman, faccia da cattivo e talento di cuore
Star Muore a 69 anni l'attore e regista britannico, da «Die Hard» al professor Severus Piton della saga di «Harry Potter». A teatro ottiene una nominaton ai Toni award per Valmont nelle «Relazioni pericolose»
Star Muore a 69 anni l'attore e regista britannico, da «Die Hard» al professor Severus Piton della saga di «Harry Potter». A teatro ottiene una nominaton ai Toni award per Valmont nelle «Relazioni pericolose»
In un tweet diffuso appena la notizia della morte è rimbalzata in rete JK Rowling, l’autrice di Harry Potter ha scritto: «Non ci sono parole per esprimere quanto la scomparsa di Alan Rickman mi ha sconvolta e devastata. Era un magnifico attore e una persona meravigliosa». Rickman aveva dato vita al professor Severus Piton, che nei misteri delle sue pozioni sembrava un altro dei «cattivi» di cui è costellata la sua carriera cinematografica. Era stata proprio la scrittrice a fare il suo nome, era per lei l’unico che poteva incarnare il personaggio più ambiguo della saga supermilionaria. Anche se sarebbe ingiusto relegare l’attore inglese scomparso ieri a 69 anni (la stessa età di Bowie hanno detto in molti ) al solo Harry Potter nonostante gli anni recenti – e la sua immagine oggi – vi siano inevitabilmente legati.
Rickman che nei commenti sui giornali britannici viene definito «un gigante dello schermo e del palcoscenico» aveva infatti alle spalle una lunga storia artistica e molti successi al cinema, in tv e soprattutto al teatro. Hollywood lo aveva scoperto molto prima dei maghetti, nel 1988, quando viene scelto nel cast di Die Hard in cui interpreta l’avversario di Bruce Willis, il terrorista Hans Gruber con un’efficacia che gli vale l’entrata di diritto nella Top 50 dei più grandi cattivi della storia del cinema (stilata dall’ American Film Institute). L’espressione di sorpresa sul suo volto nella caduta finale è diventata leggendaria.
Era forse per quel suo volto inafferabile, per la voce profonda, roca, dovuta a una deformazione della mandibola ma l’immagine del «cattivo» almeno al cinema gli apparteneva. Una vera stranezza visto che chiunque lo avesse conosciuto o soltanto incontrato rimaneva incantato dalla sua gentilezza. Però sapeva come pochi giocare con ambiguità, mistero, tradimento, zone oscure. Spietato sceriffo di Nottingham nel Robin Hood di Kevin Costner, perverso e malvagio nel capolavoro di Tim Burton Sweeney Todd dove interpreta giudice Turpin a cui il barbiere aveva giurato vendetta dall’al di là perché era stato il responsabile di tutte le sue disgrazie.
Negli anni ’90 i suoi ruoli un po’ cambiano: romantico nel Minghella di Truly Madly Deeply (Il fantasma innamorato) o in Ang Lee di Ragione e sentimento.
Nato nel 1946 a Londra, famiglia operaia, Rickman bambino ha molto talento per il disegno. Così cresciuto si iscrive al Chelsea College of Art and Design con l’idea di diventare grafico. Intanto però ha scoperto il teatro: una folgorazione. Vince la borsa di studio la Royal Academy of Dramatic Art (RADA) che frequenta dal 1972 al 1974, e uscito di lì inizia a lavorare in diverse compagnie. È bravo, sa controllare con talento le necessarie sfumature dell’arte, ama mettersi in gioco difatti abbandona quei gruppi ai suoi occhi troppo convenzionali, sa entrare in empatia col pubblico cosa che lo renderà ben presto uno degli attori più amati in Gran Bretagna degli ultimi trent’anni.
Il punto più alto del successo teatrale arriva nell’86 con l’interpretazione di Valmont, il seduttore nelle Relazioni pericolose per cui ottiene una nomination ai Tony. Con lui in scena c’è Lindsay Duncan, la coppia formidabile si ritroverà nel 2002, con lo stesso regista, Howard Davies – nel dramma di Noel Coward Private Lives, acclamato a Londra e a Broadway.
«Gli attori sono agenti di cambiamento. Un film, una piéce teatrale, un brano musicale o un libro possono cambiare il mondo» diceva Rickman insieme da cinquant’anni con Rima Horton, attivista, incontrata quando erano ragazi. Alla necessità di un’azione politica dell’arte ci credeva profondamente, laburista, impegnato, qualche anno fa da regista aveva portato a teatro My Name is Rachel Corrie, scritto insieme alla giornalista del «Guardian», Katharine Viner a partire dalle mail inviate dalla studentessa uccisa dal bulldozer mentre protestava contro l’occupazione dell’esercito israeliano a Gaza.
Da regista ma al cinema, Rickman aveva esordito con L’ospite d’inverno dove è insieme a Emma Thompson, attrice con la quale ha lavorato spesso, e l’anno scorso aveva diretto Le regole del caos con Kate Winslet.
Lo vedremo ancora in due film in uscita, Eye in the Sky, un thriller sulla guerra dei droni, e come voce di Absolem il Bruco in Alice attraverso lo specchio di James Bobin.
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