Al via il processo Mastrogiovanni
Salerno Legato per giorni a un letto di contenzione
Salerno Legato per giorni a un letto di contenzione
Il processo d’appello contro i sei medici (già condannati con la sentenza del 30 ottobre 2012 del tribunale di Vallo della Lucania) e i dodici infermieri (assolti) responsabili della tragica morte di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare senza colpe legato mani e piedi per ben quattro giorni in un letto di contenzione nell’ospedale di Vallo della Lucania, sarà lungo.
Nella prima udienza «filtro» del processo contro il dottor Michele Di Genio, che si tiene in un’angusta e affollata aula, il presidente della Corte d’Appello di Salerno, Michelangelo Russo, dichiara subito che intende concludere il processo e pronunciare la sentenza «entro la fine del 2015».
Oltra ai familiari di Mastrogiovanni, è presente anche Giuseppe Mancoletti, l’imbianchino di Capaccio, compagno di stanza di Mastrogiovanni nel reparto lager di psichiatria di Vallo della Lucania, che si era ricoverato spontaneamente e a cui vennero legate le mani. Un filmato mostra come per dissetarsi sia costreetto a far cadere da un tavolo una bottiglia d’acqua riuscendo a prenderla con la bocca. Come è risultato dal processo di primo grado quasi per tutti i pazienti, la «cura» largamente praticata dai medici consisteva soprattutto nella contenzione fisica e qualche volta anche in altre violenze nei confronti dei pazienti, tanto che il direttore sanitario, Pantaleo Palladino, dichiarò: «La contenzione è terapia» disponendo il regolare acquisto delle fascette di contenzione, che hanno prodotto ai polsi e alle caviglie di Mastrogiovanni ferite profonde fino a due centimetri. Naturalmente la contenzione di Mastrogiovanni, già sottoposto a un illecito e illegale Tso, non è stata mai annotata nella cartella clinica.
Dei diciotto imputati in aula ce ne sono solo sei. Per i medici è presente solo Michele Della Pepa (condannato a due anni); vengono dichiarati contumaci gli altri: il primario Michele Di Genio, condannato a 3 anni e 6 mesi; Rocco Barone ,condannato a 4 anni; Amerigo Mazza e Anna Angela Ruberto, condannati a 3 anni. Amerigo Mazza, condannato a quattro anni, è assente in quanto non risulta avvisato. Gli infermieri solo in cinque rispondono all’appello del giudice.
I familiari e le associazioni, insieme ai difensori, ribadiscono la loro ferma volontà di ottenere piena giustizia per la tragica morte del «maestro più alto del mondo», affinché il processo di appello non diventi un altro caso Cucchi senza colpevoli. Le schiaccianti e incontrovertibili prove che limpidamente inchiodano i medici e gli infermieri alle loro gravi responsabilità sono contenute nel video dell’orrore, che documenta l’atroce morte di un paziente affidato al sistema sanitario nazionale e, invece, fatto oggetto di vere e proprie torture e trattamenti inumani, lasciato legato mani e piedi, senza acqua né cibo per ben quattro giorni consecutivi. Una vera e propria tortura che è andata ben oltre la morte, in quanto Mastrogiovanni è stato sciolto solo sei ore dopo il decesso. Il suo è forse l’unico caso al mondo di sequestro di persona in ambito ospedaliero ad avere una documentazione video inoppugnabile.
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