Sin da principio, arrivando alle ultime cose, fino all’addio al «langage» di Godard – e il termine «cosa» non è casuale, essendo il suo cinema una ricomposizione (estetica: una cosa dell’arte, anzi una cosa del segno, una corsa di segni), interpretazione dei tanti, innumerevoli strati dell’immanenza, al limite, del caos che la scandisce e sintetizza: le cose di cui è fatta, appunto, cose parlanti – questa che resta, nonostante tutto, una delle personalità più influenti nella cultura degli ultimi sessant’anni, ha sperimentato ossessivamente – ha inteso proprio la cultura solo in quanto sperimentazione – il rapporto tra i linguaggi: cinema,...