Economia

Al Mef arriva Franco: l’uomo che tradusse la lettera della Bce

Al Mef arriva Franco: l’uomo che tradusse la lettera della BceL'ingresso della Banca d'Italia – Foto LaPresse

I Nuovi Ministri Al posto di Gualtieri un «intimo» di Draghi: carriera in Bankitalia, poi Ragioniere dello stato che frenò il Reddito di cittadinanza. Le prime grane da affrontare: i soldi per gli stipendi di Alitalia e la ricapitalizzazione di Mps

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 13 febbraio 2021

Il nuovo ministro dell’Economia e della finanza non è un uomo di Draghi. Di più.

Daniele Franco è l’uomo che tradusse la lettera della Bce scritta da Mario Draghi al governo Berlusconi in provvedimenti da prendere nel 2011. È l’uomo che da Ragioniere generale dello stato ha difeso i cordoni della borsa da ogni richiesta di spesa dal 2013 al 2019 con un lungo braccio di ferro sulle coperture per Reddito di cittadinanza e Quota 100.

UOMO DELLA BANCA D’ITALIA vi è tornato dopo l’esperienza da Ragioniere nel 2019 è tornato a palazzo Koch, nominato direttore generale al posto di Fabio Panetta entrato nel direttorio della Bce.
Nato il 7 giugno 1953 nella piccola frazione di Trichiana, a poco più di 10 chilometri a ovest di Belluno, si laurea nel 1977 all’Università di Padova in Scienze politiche e l’anno successivo consegue un Master in organizzazione aziendale presso il Consorzio Universitario di Organizzazione Aziendale di Padova. Nel 1979 consegue un altro master, questa volta il Master of Science in economia presso l’Università di York in Inghilterra. Nello stesso anno, è assegnato al Servizio studi, entra in Banca d’Italia dove inizierà la scalata professionale, come si addice a un appassionato della montagna come lui, intramezzata per due volte da altrettanti incarichi di alto livello.

Dopo 15 anni, nel 1994 il passaggio a Bruxelles: lascia infatti gli uffici di via Nazionale per diventare Consigliere economico presso la Direzione generale degli affari economici e finanziari della Commissione europea.

Nel 1997 ritorna a Palazzo Koch, dove assume il ruolo di direttore della Direzione finanza pubblica del servizio studi. Dal 1999 al 2007 presiede il Gruppo di lavoro di finanza pubblica del Sistema europeo di banche centrali, mentre dal 2007 al 2011 è capo del servizio studi di economica e finanziaria.

Sempre in Banca d’Italia, nel 2011 e fino al 2013 è direttore centrale dell’Area ricerca economica e relazioni internazionali. In questa veste rappresenta la Banca d’Italia in comitati e gruppi di lavoro presso organismi internazionali ed è membro di gruppi di lavoro presso il ministero il Mef, la presidenza del Consiglio e l’Istat.

È QUI CHE RICEVE DA DRAGHI l’incarico di tradurre la lettera della Bce – scritta assieme a Trichet – per imporre l’austerità e riforme lacrime e sangue per salvare l’Italia dalla speculazione finanziaria e ridurre lo spread che ad agosto 2011 supera quota 500, producendo le dimissioni della coppia Berlusconi-Tremonti e l’arrivo del governo Monti, l’ultimo esecutivo tecnico prima del – misto tecnico-politici – del governo Draghi.

DA LÌ FRANCO LASCIA NUOVAMENTE Palazzo Koch dal 20 maggio 2013 per assumere l’incarico di Ragioniere generale dello stato. E frena prima Renzi-Padoan e poi Gentiloni-Padoan e infine Conte (uno)- Tria. Ogni spesa deve essere preventivamente coperta – è il diktat di Franco – e difatti per Reddito di cittadinanza e Quota 100 rimangono inutilizzati parecchi miliardi.

Chissà come saranno contenti della sua nomina al Mef quelli del M5s che lo hanno criticato ferocemente per la copertura – 10 miliardi – del Reddito di cittadinanza?

Franco però dal punto di vista delle pubblicazioni scinetifiche non è un «falco» dell’austerità. Ha studiato i sistemi di protezione sociale e le politiche fiscali in Europa, ha pubblicato saggi sulla distribuzione dei redditi e la tassazione delle attività finanziarie, e si è dedicato al bilancio pubblico e al federalismo fiscale.

Vedremo come si comporterà come successore di Gualtieri in piena pandemia. Le prime emergenze da affrontare saranno i 20 milioni per pagare gli stipendi di febbraio degli 11 mila lavoratori di Alitalia alle prese con i conti in rosso e la ricapitalizzazione da 1,6 miilardi di Montepaschi, prima della probabile fusione con Unicredit, guidata da un altro suo predecessore: Pier Carlo Padoan.

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