Mark Rutte è il politico olandese che ha rivestito la carica di primo ministro, ininterrottamente, per più tempo. Dal 2006, quando è diventato leader del partito liberale Vvd, la sua carriera nel sistema politico dei Paesi Bassi è stata in discesa, grazie al consenso elettorale maggioritario confermato di anno in anno. Dal 2010, infatti, il suo partito è risultato essere il più votato a ogni elezione, riuscendo, pur di governare, a stringere accordi a destra, sinistra e centro.

Nella sua prima esperienza al governo, il neo premier si alleò con il democristiano Cda per un governo di centrodestra col sostegno esterno dell’islamofobo Geert Wilders, vincitore delle ultime elezioni del novembre 2023. La prima esperienza di Mark Rutte alla guida di un esecutivo si interruppe nel giro di un paio d’anni e il suo secondo governo, invece, è stato sostenuto, per la prima volta, dall’alleanza di due storici avversari: il socialdemocratico PvdA e, per l’appunto, il liberale Vvd. In quegli anni Mark Rutte si trovò a confrontarsi con il caso dell’abbattimento in territorio ucraino nel 2014 dell’aereo MH17 della Malaysia Airlines. Le vittime, per la maggior parte olandesi, furono quasi trecento e Mark Rutte ha sempre indicato nei russi e nelle forze separatiste sostenute da Mosca i responsabili di quanto accaduto, come confermato dalla sentenza del tribunale di Amsterdam nel 2022.

Alle elezioni del 2017 i liberali, guidati sempre da Rutte, vengono confermati prima forza politica del paese, mentre gli alleati del socialdemocratico PvdA crollano, arrivando addirittura dietro all’estrema destra. Mark Rutte è rimasto in sella ma ha cambiato cavallo: il suo nuovo governo si è spostato più a destra, mettendo insieme il progressista D66, il democristiano Cda e il conservatore Cu. Con lo scoppio del Covid, è diventato la figura più iconica dei paesi frugali decisi a non sostenere le misure a sostegno delle economie più fragili del sud-Europa. Una linea che paga elettoralmente in casa: nonostante lo scandalo dei sussidi all’infanzia, infatti, alle elezioni anticipate il liberale Vvd è ancora il primo partito e Rutte, da più di dieci anni alla guida del governo, ci riprova. Il quarto esecutivo Rutte diventa realtà, anche se il processo di formazione è lungo e ci impiega quasi un anno.

Nel frattempo scoppia la guerra in Ucraina e Rutte è uno dei massimi sostenitori della linea filoatlantista e del paese invaso. «Siamo protetti dalla Nato, la nostra alleanza transatlantica e l’alleanza militare più potente della storia», ha detto in un discorso a Sciences Po nel marzo 2022, aggiungendo che: «bisogna investire nella nostra difesa, accrescere le nostre capacità di deterrenza, preparare le nostre forze a contrastare nuove minacce, lavorare sodo per rafforzare la cooperazione militare tra gli alleati europei e tra la Ue e la Nato. In questo modo possiamo essere partner più forti nella Nato e in quel modo rafforzare l’intera Alleanza». Sul piano interno disaccordi nella sua coalizione sul tema migratorio lo costringono a dimettersi nel 2023: non si ricandiderà più. Un nuovo posto lo attendeva e oggi ne abbiamo la conferma.