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Al G7: superare il modello agricolo intensivo

Al G7: superare il modello agricolo intensivo

FederBio La transizione verso pratiche agricole sostenibili, rigenerative, rispettose delle persone e degli ecosistemi non è più rinviabile

Pubblicato un giorno faEdizione del 26 settembre 2024

La transizione verso pratiche agricole sostenibili, rigenerative, rispettose delle persone e degli ecosistemi non è più rinviabile. Di fronte alle sfide epocali, come l’emergenza climatica e la perdita di biodiversità, occorre un ripensamento profondo del modello produttivo non solo per l’impatto delle pratiche intensive sulle risorse naturali, ma perché, alla luce dei fatti, quello attuale non è riuscito a garantire né un reddito adeguato agli agricoltori né l’accesso a un cibo buono per tutti.

Occorre una svolta verso l’agroecologia, dove il biologico rappresenta l’espressione più avanzata e diffusa a livello globale, che guardi alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, per garantire sicurezza alimentare e rispetto per gli ecosistemi. Al G7, che si sta svolgendo in questi giorni a Siracusa, chiediamo un intervento coordinato e urgente.

Il nostro appello si basa su 5 punti che riteniamo indispensabili per il futuro dei sistemi agroalimentari.

Al primo punto delle nostre proposte ci sta proprio l’urgenza di investire nella transizione agroecologica, per un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico attraverso la cura della fertilità del suolo e la tutela della biodiversità, per conciliare sostenibilità economica, sociale e ambientale e per creare opportunità economiche e sociali durature per i territori rurali, a partire dalle aree interne.

Sostenere il biologico, espressione più avanzata e concreta dell’agroecologia e dell’approccio rigenerativo delle risorse naturali, come modello di riferimento per la sostenibilità e il futuro di agricoltura e produzione alimentare è per noi un altro punto fondamentale. L’interesse per il bio è ormai molto evidente a livello globale. Secondo i dati Ifoam-Fibl 2022, infatti, ci sono oltre 4,5 milioni di operatori biologici in 188 Paesi, con una crescita del 27% delle superfici e del 25,6% dei produttori in un anno. Ad oggi il biologico ha accumulato un patrimonio di conoscenze che possono essere utili per trasferire innovazione anche al resto dell’agricoltura, per favorire la sostenibilità di tutto il sistema agricolo e di produzione del cibo.

Altro elemento per noi strategico è mettere al centro dei sistemi agricoli e alimentari i produttori, i cittadini e le comunità locali per favorire una conoscenza reciproca che è essenziale, per trasferire il valore di una produzione consapevole basata sul “giusto prezzo” per gli agricoltori e sull’accesso a un buon cibo per tutti. E’ fondamentale creare un circolo virtuoso, in cui produzione e consumo si influenzino reciprocamente in modo positivo, promuovendo la sovranità alimentare e rafforzando le relazioni tra produttori e consumatori.

Occorre investire in ricerca, formazione e innovazione su strategie differenziate, coerenti con le diversità dei metodi di produzione, che per il biologico significa affrontare le nuove sfide con un approccio olistico, fondato sulla resilienza dei sistemi agroecologici piuttosto che su quella della singola pianta, come avviene nel caso delle NGT, che il biologico ha scelto di escludere dal proprio metodo di produzione. Sostenere ricerca e innovazione per incentivare scambi e diffusione di buone pratiche agronomiche è fondamentale inoltre per attrarre giovani generazioni per il futuro dell’agricoltura

Infine, abbiamo voluto sottolineare il ruolo fondamentale dei consumi. Per cambiare il sistema di produzione, è necessario modificare anche il modello di consumo attraverso campagne di sensibilizzazione per promuovere stili di vita più sani e sostenibili, con prodotti biologici di stagione, un ridotto apporto di carne e contenendo gli sprechi.

* Presidente FederBio

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