Italia

Al Caravaggio occupato otto anni dopo arriva la casa

Al Caravaggio occupato otto anni dopo  arriva la casaIl palazzo occupato visto di fronte – Costanza Fraia

Diritto all'abitare La vittoria di occupanti, movimenti e realtà solidali. Tutti gli abitanti avranno un alloggio popolare assegnato. Già iniziati i traslochi. Domani conferenza stampa alle 14

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 7 luglio 2021

C’è soddisfazione nei corridoi dei due parallelepipedi di viale del Caravaggio 107, quartiere romano di Tor Marancia. Quegli uffici dai vetri verdi diventarono case con l’occupazione del 6 aprile 2013, secondo appuntamento dello «Tsunami tour» dei movimenti per il diritto all’abitare romani che diede un tetto a 3mila persone in 19 stabili vuoti. L’ultima grande ondata di occupazioni capitoline.

Nell’atrio e negli spazi comuni gli oggetti trasformati in barricate per difendersi da uno sgombero per lungo tempo all’ordine del giorno hanno lasciato il posto a scatoloni e pacchi. «Siamo rimasti in circa un terzo, ma nelle prossime ore andremo via anche noi. Gli ultimi assegnatari hanno preso le chiavi venerdì scorso», racconta contenta Anna Sabatini, occupante in prima linea in una lotta che, finalmente, sembra a lieto fine.

Anna Sabatini, occupante di viale del Caravaggio, foto di Costanza Fraia

Il punto di svolta è arrivato una ventina di giorni fa. La Prefettura voleva sgomberare da tempo l’edificio, su cui pende la spada di Damocle del risarcimento da 260mila euro per ogni mese di occupazione che il Tar del Lazio ha stabilito per la famiglia Armellini, grandi costruttori al centro di accuse per evasione fiscale e abusi edilizi. Il Comune non ha mai voluto cedere sul riconoscimento di un alloggio popolare in seguito a un percorso di lotta. La Regione Lazio, da sempre più presente, non forniva proposte concrete.

È stata quest’ultima, attraverso l’assessore alle politiche abitative Massimiliano Valeriani, a rompere lo stallo. Ha trovato le case necessarie assegnandole dalla riserva di alloggi di edilizia residenziale pubblica per situazioni di emergenza abitativa. Il Comune di Roma, che non ha voluto partecipare ai tavoli ma ci si è rapportato solo con la mediazione dell’VIII municipio, ha messo 13 case per nuclei familiari da tempo in lista d’attesa. Si tratta di abitazioni di risulta, restituite dai vecchi inquilini, sparse tra diversi quartieri della capitale, borgate storiche o zone di più recente urbanizzazione: San Basilio, Tor Bella Monaca, Primavalle, Trullo, Tufello, Prima Porta, Serpentara.

Stefano e Barbara, occupanti di viale del Caravaggio, foto di Costanza Fraia (agosto 2019)

«La garanzia del passaggio da casa a casa, per chi è stato costretto dallo stato di necessità a occupare stabili abbandonati, ora può diventare un orizzonte nuovamente praticabile, segnando la strada di quella nuova stagione di politiche abitative per cui continuiamo a lottare con risolutezza», scrivono i movimenti per il diritto all’abitare e il sindacato Asia Usb. Hanno convocato per domani alle 14 davanti all’occupazione una conferenza stampa sugli ultimi sviluppi della vicenda, anche alla luce dell’incontro con il prefetto Matteo Piantedosi di lunedì scorso. Si è parlato delle altre occupazioni a rischio sgombero: Torrevecchia, Metropoliz e via Tempesta.

«Ciò che è accaduto in via del Caravaggio non deve essere una mosca bianca – afferma Margherita Grazioli, dei Blocchi Precari Metropolitani – Abbiamo dimostrato che lottando si può ottenere il risultato e che quando c’è la volontà politica gli alloggi si trovano. Due insegnamenti da tenere a mente in questa stagione che rischia di essere segnata da sfratti, sgomberi, pignoramenti».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento