Al biologico del futuro serve la politica
SI è chiuso Sana, il più importante Salone del biologico in Italia, ed è tempo di bilanci. I dati di Sinab Ismea indicano quasi due milioni di ettari di terreni […]
SI è chiuso Sana, il più importante Salone del biologico in Italia, ed è tempo di bilanci. I dati di Sinab Ismea indicano quasi due milioni di ettari di terreni […]
SI è chiuso Sana, il più importante Salone del biologico in Italia, ed è tempo di bilanci. I dati di Sinab Ismea indicano quasi due milioni di ettari di terreni agricoli condotti con metodo biologico con oltre 79.000 operatori attivi ma la grande crescita è sul fronte dei consumi che tra il 2013 e l’attualità registra un + 102%. Può sembrare una buona notizia per il settore ma, come ha ammonito Angelo Frascarelli, professore di Agraria all’Università di Perugia, presentando il Manifesto bio , «il biologico potrebbe essere vittima del suo successo».
Se, infatti, a una domanda crescente di prodotti biologici non corrisponderà un’offerta di prodotti di qualità e una gestione realmente sostenibile dei territori, la «rivoluzione bio» è destinata a fallire.
Essendo stati tra i protagonisti del workshop da titolo Il ruolo dell’agricoltura bio nella politica agricola comune post 2020, non possiamo non insistere su un concetto fondamentale: l’agricoltura biologica è un metodo imprenscindibile per una reale transizione agroecologica e un cambio di paradigma culturale. Dietro lo story telling e dietro il vestito patinato che il biologico sta indossando sempre più spesso, ci devono essere valori fondativi e non negoziabili che dovrebbero essere trasferiti con facilità e trasparenza anche al consumatore consapevole: il prezzo come giusta remunerazione del lavoro dei produttori, l’approccio etico alla produzione agricola e l’attenzione al sociale. Produrre con metodo biologico richiede competenza agronomica, monitoraggio, impegno, passione tenendo conto anche della crescente difficoltà in contesti di cambiamento climatico, con lo sviluppo di nuovi patogeni e parassiti. Per questo l’agricoltura biologica deve essere aperta all’innovazione e alla ricerca. E’ inoltre necessario investire in formazione e creare occasioni di confronto tra produttori. Tutte attività che Aiab da sempre svolge e intende continuare a farlo raccogliendo le sfide del mondo bio, partecipando a progetti di ricerca e trasferimento dell’innovazione e incalzando sul piano politico le istituzioni nazionali e internazionali.
E a proposito di cambiamenti climatici, non ci stanchiamo di sottolineare quanto l’agricoltura abbia un ruolo determinante anche nella ricerca di visioni e soluzioni innovative. Una conferma ci è arrivata dall’interesse di pubblico a uno dei workshop di cui Aiab è stata protagonista al Salone di Bologna nel quale si è parlato della filiera italiana del girasole bio come risposta ai cambiamenti climatici.
Ci auguriamo che con il nuovo governo si possa guardare concretamente nella direzione che tutti i consumatori e i cittadini stanno aspettando: politiche serie e ambiziose per lo sviluppo del settore, a partire dalla ricerca, dal sostegno agli agricoltori che si aprono al bio, passando per la rafforzata implementazione del sistema dei controlli e fino ad interventi informativi, nelle scuole e per i cittadini. Il biologico è lo strumento d’eccellenza per dare risposta concreta ai problemi ambientali ma anche per educare i cittadini a stili di vita e di consumo consapevole. Siamo dunque fiduciosi di proseguire insieme alla ministra Bellanova il lavoro già iniziato e di vedere presto riconosciuta all’agricoltura biologica l’attenzione che merita.
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