Una manciata di esposizioni inaugurate lo scorso 14 ottobre annunciano l’arrivo della nuova edizione di LuccaComics&Games (1-5 novembre). Con il motto Together, una delle più importanti feste del fumetto e dei giochi in Europa si riappropria della città toscana, presentandosi a Palazzo Ducale con una proposta espositiva internazionale: i fratelli illustratori israeliani Tomer e Asaf Hanuka, la fumettista franco belga Amélie Fléchais, character design per Pixar e Dreamworks, Usamaru Furuya, protagonista della nuova scuola del gekiga giapponese, moltissime tavole dei disegnatori che hanno lavorato con il celebre sceneggiatore Garth Ennis (The Boys, The Preacher etc) e un disegnatore e fumettista nostrano che ci ha lasciati troppo presto, AkaB.

Tra la metà degli anni ‘90 e fino alla sua morte, avvenuta nel 2019, AkaB- al secolo Gabriele Di Benedetto- è stato tra gli artisti visivi meno accomodanti e più geniali della sua generazione: la sua ricerca, che ha toccato diversi generi e stili, lo ha portato spesso ad essere catalizzatore di progetti collettivi (l’ultimo nel 2017, l’etichetta Stigma) e a sperimentare linguaggi diversi, senza mai abbandonare un discorso spiazzante, spesso ironico nella sua crudezza mirata alla rappresentazione feroce e critica della condizione umana.

Qui non esiste morale è il titolo della mostra a lui dedicata, frutto della curatela della studiosa Carlotta Vacchelli che ha lavorato a stretto contatto con l’Associazione AkaB. Curata da Matteo Contin, l’associazione, nata da pochi mesi per creare l’archivio dell’artista, tutelarne e diffonderne il lavoro, è stata coinvolta dopo la concettualizzazione del progetto espositivo nella selezione e nel reperimento delle 140 tavole esposte e negli eventi collaterali. Il percorso, allestito con la consulenza grafica di Gabriele Ubrik Munafò, è diviso in sette sezioni e guida il visitatore verso la stessa improrogabile e disturbante attrazione estetica che le lettrici e i lettori dei suoi libri non hanno dimenticato. Il lutto è recente, l’opera di AkaB vasta e complessa e come la stessa Vacchelli ribadisce, «ancora in via di elaborazione critica».

Pensata per il pubblico eterogeno del LuccaComics&Games, la mostra a detta della curatrice «si rivolge ad ogni tipo di pubblico perché quando si cura una mostra, soprattutto di fumetti, si deve aver presente il tipo di visitatore. Visto che il pubblico di LC&G è molto eterogeneo, l’idea è stata quella di rendere Akab fruibile a tutti. Il suo è un segno di ricerca, complesso, ma che può e deve parlare a tutti; un segno che per quanto disturbante e articolato riesce sempre a trasmettere qualcosa a tutti». Da questo assunto è partita la selezione delle tavole e dei materiali esposti: come spiega Vacchelli «la sezione Dummies-il cui nome si rifà a un progetto collettivo del 2010 che oltre all’autore coinvolgeva artisti come Alberto Ponticelli, Officina Infernale, Squaz, Tiziano Angri e Ausonia- riunisce ritratti e interpretazioni di icone pop che il lettore e l’osservatore riconoscono e che gli permettono più facilmente di entrare nell’operazione di rifunzionalizzazione dell’icona usata da AkaB per confezionare messaggi stranianti e critici». Vacchelli, che definisce antinarrativi i fumetti di Akab, afferma che «il lirismo nel suo lavoro si rintraccia anche nelle sceneggiature, per questo ho dedicato la sezione Ci vogliono altre parole a quei progetti collettivi avviati dall’autore» riviste, fanzine ed etichette che lo hanno visto coinvolto direttamente o per le quali l’autore ha ideato sceneggiature per fumetti illustrati da altri autori. La sezione Mica è facile raggruppa invece una serie di autoritratti perché «trattandosi di un artista scomparso, mi è sembrato fondamentale dargli un volto.

Ho voluto che questa sezione fosse contigua o in relazione con quella delle icone pop: negli autoritratti trovo il disagio dell’essere fumettista, la frustrazione di essere, come tale, preso meno sul serio che altri artisti: nonostante frequentasse diversi linguaggi, credo che per lui il fumetto fosse un punto fermo. Il ritratto e la presenza del volto permette di farlo conoscere al grande pubblico, al quale è a mio avviso ancora poco conosciuto».

Altre due sezioni sono strettamente legate, come nella dicotomia eros e thanatos: si tratta di Amorgue (crasi tra le parole amore e morgue-obitorio) e Are you lonesome tonight (celebre pezzo di Elvis Presley scelto e disegnato da Akab per il progetto TINALS) che raccolgono rispettivamente illustrazioni, tavole e vignette più apertamente sentimentali, sebbene marcate dalla cifra della pulsione di morte e le tavole dei disegni esplicitamente erotici.

Nella prima sezione sono raccolti molti materiali da Monarch (Logos, 2013) il libro palindromo che presenta la dialettica vittima/carnefice prodotto secondo lo stesso AkaB con «due versi di lettura e due punti di vista opposti e complementari. 30 metodi per diventare schiavi. 30 metodi per tornare liberi», nella seconda si esplicita l’erotismo pornografico, talvolta violento, turbolento proprio perché legato alla naturalità del ribaltamento di tali ruoli; tutti siamo ciclicamente l’uno e l’altro.

La sezione Claustrofobia è dedicata agli ambienti o in generale alle atmosfere akabbiane, oppressive e limitanti, importanti per il racconto e per i personaggi di cui accentuano gli aspetti tormentati e il turbamento psichico.

Infine il nome dell’area della mostra chiamata Stigmate, richiama il «corpo» progettuale ultimo, nato dall’autore e assorbito da Eris Edizioni, il progetto Stigma; qui a parlarere sono i corpi, elementi centrali del racconto e dell’immaginario dell’autore, spesso torturati e mutilati come sintesi rappresentativa ultima dell’esperienza del dolore.

«Akab sembra raccontarci proprio questo- chiosa Vacchelli- : è solo provando empatia con il dolore che si entra in contatto profondo e si può conoscere l’altro».

Per la curatrice la mostra è anche l’occasione per presentare un progetto audiovisivo laterale promosso da LuccaComics&Games e da lei ideato: un documentario nel quale la curatrice ha intervistato collaboratori, autori, editori e persone vicine all’autore. «Inizialmente pensavo di fare un documentario su AkaB, ma mi sono accorta che il documentario è diventato poco a poco una riflessione su un caso studio, ovvero che la sua figura, centrale per la cultura contemporanea del fumetto, è emblematica di quel che accade in questo settore artistico oggi. Attraverso AkaB ho cercato di chiarire che cos’è il mestiere del fumettista, come si vive oggi in questo mondo».