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Aires Tango, per melodie e mood « 30» anni in musica

Aires Tango, per melodie e mood « 30» anni in musicaAires Tango

Note sparse Nuovo disco per il quartetto nato dalla fantasia del sassofonista argentino Javier Girotto

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 26 giugno 2024

Avevano già festeggiato discograficamente 15 e 20 anni di attività: 10/15 (2009, Parco della Musica Records); 20 Years Together (2014, CAM Jazz). Di chi si parla? Del quartetto Aires Tango, nato dalla fantasia/esigenza del sassofonista (soprano e baritono) Javier Girotto, un jazzista argentino di origini italiane, maturato precocemente al Berklee College di Boston, giunto in Italia e qui trasferitosi nei ’90. Ora è la volta di 30 (Parco della Musica Rec.), album appena uscito – il 21 giugno – e presentato lo stesso giorno a Summer Time, la rassegna all’aperto della capitolina Casa del Jazz. Tre decadi di musica non sono poche per Girotto, Alessandro Gwis (piano ed elettronica), Marco Siniscalco (basso elettrico) e il giovane Francesco de Rubeis (batteria, percussioni), in sostituzione del fondatore Michele Rabbia, non più della partita essendosi trasferito in Francia.

SI LEGGE spesso che la missione del gruppo sia quella di unire jazz – sequenze improvvisative e profilo armonico – e tango, quello nuevo di Astor Piazzolla, per melodie e mood. Girotto e compagni attingono, però, anche a ritmi e temi del folclore argentino in senso ampio, compreso quello andino (lo si sente bene nella Chacarera del Asador), e la loro – come ha accennato il leader nel concerto capitolino – è una ricostruzione a distanza, con cuore e mente oltreoceano eppure ben radicati nella realtà italiana e romana. È, infatti, nella città eterna che il gruppo, nato nel 1994, esplose – dopo una dura e determinata gavetta (si ascolti il policromo Milongon del Foro) – al club la Palma pochi anni dopo e nel cd 30 si ascolta La Palma de Enero; non manca l’accorato Ferragosto a Celimontana, per ricordare il festival inventato da Giampiero Rubei, patron dell’Alexanderplatz.

Brani costruiti secondo crescendi emotivi che alternano tensione e ricordo

Ma gli Aires Tango non sarebbero nel 2024 senza l’inventiva melodica di Girotto e la sua accorata-sofferta-visionaria passione improvvisativa, senza la genialità timbrica-armonica-solistica di Gwis, il solido e lirico bassismo di Siniscalco, l’incalzante quanto raffinato percussionismo di De Rubeis (mutuato da Rabbia ed elaborato in proprio). C’è da ricordare ancora l’acuta sensibilità umana e la coscienza politica per il passato (il dolente 2 de Abril, in ricordo dei coetanei morti nella guerra per le isole Malvinas) e per il presente (il profondo Children’s War, «perché – ha detto Girotto – sono i bambini a pagare il più alto prezzo per le guerre»). Difficile non essere presi da brani costruiti secondo un crescendo emotivo che vede alternarsi tensione/distensione, gioia/dolore, ricordo/rimpianto (Milonga Tristorta dalla particolare linea melodica, Mate da cui emerge il canto accorato di Nahuel).

IN «30», progettato durante la pandemia, brani nuovi narrano «innumerevoli concerti, viaggi, incontri e tanti momenti di vita vissuta intensamente»; tra i sentimenti c’è quello della «festa condivisa» e così è stato per il numerosissimo pubblico del 21. Ad ora tarda gli Aires Tango brindavano in strada con amici e fan: una lunga storia d’amore dato e ricevuto.

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