Con un colpo di mano della maggioranza, la proposta di legge dell’opposizione per il voto ai fuorisede è stata svuotata e trasformata in una delega in bianco al governo, che si avvia a ottenere oggi il via libera dalla camera. Una manovra che, a detta della sottosegretaria di stato per l’interno, Wanda Ferro, troverebbe giovani e comitati «d’accordo e fortemente fiduciosi».
Posizione smentita da Alessandro De Nicola, membro del comitato Voto dove vivo, che ha elaborato il testo su cui si basa la proposta presentata a inizio legislatura dalla deputata Pd Marianna Madia, poi divenuta il testo base all’esame della commissione e svuotata dall’emendamento del governo. «Non eravamo contrari a priori alla delega al governo- spiega De Nicola – ma solo se corredata da principi e criteri direttivi, come previsto dalla Costituzione». L’emendamento a firma del deputato leghista Igor Iezzi, integralmente sostitutivo del testo originale, non prevede, infatti, alcuna garanzia e nemmeno un orizzonte temporale definito. Un altro emendamento presentato dalla maggioranza ha poi portato a 18 mesi la scadenza per l’emanazione dei decreti legislativi. Troppo tardi per l’obiettivo che i comitati si erano prefissati: le elezioni europee previste per giugno del 2024.
Senza nessun correttivo, inoltre, il timore è che, alla luce delle perplessità sollevate dalla maggioranza durante l’audizione in commissione Affari costituzionali, i propositi dei comitati vengano notevolmente ridimensionati. Il testo originale della proposta prevedeva il ricorso al voto presieduto anticipato in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cura, una condizione che interessa circa 4,9 milioni di elettori. «La scheda arriva in una struttura pubblica presso la città di domicilio del fuorisede – spiega De Nicola – e viene poi recapitata dalla prefettura nella sezione elettorale dove questi è iscritto». Modalità già esistente in altri Paesi europei, che per il centrodestra però «comporterebbe un carico organizzativo eccessivo».
Tra le ipotesi prospettate dalla maggioranza vi è quindi quella di circoscrivere la possibilità di voto ai soli referendum, escludendo elezioni politiche ed europee. Un indizio in questo senso sembra darlo anche il secondo punto della delega, che parla di una poco chiara «rimodulazione della tariffa agevolata» da parte delle società di trasporto per chi deve «recarsi a votare nei rispettivi comuni di iscrizione elettorale».
Avere una legge sul tema, però, è meglio che non averla affatto. Per questo motivo, «abbiamo condiviso la decisione dei gruppi di minoranza alla camera di non ritirare il testo e rischiare di dover attendere la prossima legislatura. Combattiamo da cinque anni e non siamo mai arrivati così vicini alla meta» conclude De Nicola.
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