Agli americani comincia a piacere la “lotta di classe” Obama-style
Stati Uniti I sondaggi premiano il nuovo budget federale. Piano di lavori pubblici tassando le big companies. Ma i repubblicani sono pronti a sabotare le riforme del presidente
Stati Uniti I sondaggi premiano il nuovo budget federale. Piano di lavori pubblici tassando le big companies. Ma i repubblicani sono pronti a sabotare le riforme del presidente
Barack Obama lancia la sfida ai repubblicani con la presentazione di un bilancio “politico” che chiude con la crisi, rilancia la spesa pubblica e prosegue l’offensiva “progressista” pensata per mantenere la destra sulla difensiva e inquadrare i temi della prossima campagna elettorale
Più che un effettivo bilancio, il budget di 4 mila miliardi di dollari presentato da Barack Obama è un elenco ideale di voci che il presidente vorrebbe ancorassero il programma politico del suo mandato da lame duck e quelli ipotetici di una Hillary Clinton che potrebbero seguire nel decennio a venire.
«Tutti stiliamo bilanci», ha sostenuto il presidente nella circolare email puntualmente spedita alla lista di supporter appena dopo l’annuncio ufficiale. «Come mi ripete sempre il vicepresidente Biden, sono la misura effettiva dei nostri valori ideali». Nella fattispecie quello di Obama rappresenta uno schema per un piano decennale di spesa pubblica per «traghettare la classe media nel ventunesimo secolo», come recita il sito ufficiale della Casa Bianca. Al di là della presunta saggezza di Biden, però, il consenso a Washington è che difficilmente gran parte delle voci chiave nella lista verranno finanziate da un congresso repubblicano di umore decisamente poco servizievole nei confronti del presidente con tutt’altri progetti per l’avvenire.
Solo pochi giorni fa il direttorio d’opposizione guidato da John Boehner, speaker della camera e dal presidente del senato Mitch McConnell ha votato a favore dell’oleodotto Keystone. Si tratta in realtà di una bretella di una conduttura già esistente e operativa, ma di forte valore simbolico e soprattutto che Obama ha già promesso di vietare nel discorso nello State of the union. Il voto repubblicano a favore della sua realizzazione segnala quindi la ricerca di uno scontro frontale con la Casa Bianca, evidente anche nelle tattiche dilatorie per ritardare la conferma di Loretta Lynch a nuovo attorney general. Questa settimana il congresso probabilmente voterà per la cinquantacinquesima volta l’abrogazione della riforma sanitaria obamacare, un altro voto del tutto simbolico dato che avrebbe la certezza di venire bloccato sulla scrivania del presidente.
I repubblicani soprattutto hanno ogni intenzione di far scontare ad Obama la raffica di iniziative unilaterali annunciate dopo la sua “sconfitta” alle midterm, dall’amnistia agli immigrati all’apertura cubana, e il bilancio offre un perfetto bersaglio da offrire alla base conservatrice che scalda i motori già in vista delle primarie.
I repubblicani hanno ad esempio già minacciato di trattenere il finanziamento del dipartimento di homeland security per rappresaglia contro il decreto sull’immigrazione. E il budget della casa Bianca contiene molti altri invitanti obbiettivi da sabotare: i permessi di maternità più generosi ad esempio o l’aumento dei minimi sindacali. Sicuramente la proposta di rendere universalmente liberi e gratuiti i primi due anni di istruzione universitaria – rivoluzionaria in un paese dove gli studi superiori sono un bene privatizzato sempre più di lusso alla portata di pochi o comunque di chi è disposto a sobbarcarsi mastodontici debiti in “mutui di studio” (il debito medio di un laureato è giunto ormai a 30 mila dollari per studente).
Dopo sei anni di austerity, il succo del bilancio Obama, già preannunciato nel discorso a camere unificate il mese scorso, è l’allentamento del rigore fiscale e il rilancio della spesa pubblica per ridurre l’ineguaglianza sociale sempre più drammatica.
Se non fosse anatema sufficiente per i repubblicani Obama propone di finanziare le spese con l’aumento delle tasse sui benestanti . Nel bilancio centinaia di miliardi di dollari sono destinati ad esempio all’ammodernamento delle infrastrutture nei prossimi otto anni, il potenziamento della rete stradale, un programma di lavori pubblici di ispirazione rooseveltiana verrebbe finanziato dalla tassa sui capitali che le maggiori aziende americane – come la Apple, l’Ibm e Microsoft -mantengono all’estero e che si calcola siano dell’ordine di duemila miliardi di dollari.
Altri imponibili verrebbero applicati ai capital gains e alle eredità oltre ai redditi superiori ai 200 mila dollari annui – vere bestemmie per i repubblicani che hanno immediatamente caratterizzato il progetto come «solite politiche deficitarie» e l’immancabile «guerra di classe».
I sondaggi di Obama, in netta ripresa negli ultimi due mesi, sembrano però premiare la sua strategia progressista e indicano che se c’è una “guerra” percepita dagli Americani è piuttosto quella delle nuove oligarchie contro il resto della popolazione, quella middle class cui anche la “ripresa” americana non ha restituito il benessere e il potere di acquisto perduto nella crisi. Per ora, grazie anche a indicatori come un prezzo della benzina sceso del 30% nell’ultimo anno, la gente sembra aver accolto il bilancio Obama con cauto ottimismo.
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