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Affluenza: l’Italia svogliata si ferma al 58,5%. Si allontana il Sud

Era un voto “last minute” per molti italiani, in questa tornata elettorale europea. Ma in tanti vi hanno rinunciato, malgrado il traino delle amministrative in quasi 4000 comuni e in […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 26 maggio 2014

Era un voto “last minute” per molti italiani, in questa tornata elettorale europea. Ma in tanti vi hanno rinunciato, malgrado il traino delle amministrative in quasi 4000 comuni e in due Regioni, l’Abruzzo e il Piemonte. L’affluenza alle urne dei 49 milioni di elettori chiamati a votare i nuovi 73 europarlamentari italiani si prospetta la più bassa di sempre, almeno stando agli ultimi dati disponibili al momento di andare in stampa: circa il 58,3%. Il Viminale di Angelino Alfano, infatti, si è dimostrato decisamente lento nelle operazioni, malgrado il nuovo sistema «Eligendo» messo a punto per la lunga notte elettorale, tanto che il dato definitivo dell’affluenza rilevata alle ore 19 di ieri (42,14%), riferito a tutti gli 8.057 Comuni monitorati, è arrivato dopo due ore e mezza.

Si conferma comunque in aumento, il partito degli euroscettici italiani: nel 2009, con due giorni a disposizione per votare, partecipò il 66,5% degli aventi diritto; ed era un minimo storico. Agli albori del 1979, con nove Stati nella Comunità economica europea (Cee), con l’85,6% l’Italia superò di gran lunga la media ferma al 61,99%. Alle ultime elezioni politiche, nel 2013, parteciparono al voto il 75,2% degli elettori. Ieri sono state le regioni del centro-nord, quelle che hanno frequentato maggiormente i seggi, Emilia Romagna in testa (69,87%), seguita dalla Toscana (67,63%), e dalla Lombardia (66,4%). Mentre è la Sicilia del ministro Angelino Alfano e del presidente dei senatori Ncd Renato Schifani, la regione più distante dall’Europa (42%); seguono Sardegna (39,12%) e Calabria (45,7%).

Rispetto agli altri 21 Paesi dell’Unione che hanno votato ieri (altri sette lo avevano già fatto nei giorni precedenti) l’Italia comunque si assesta tra i più attivi: si va dal 90% del Belgio e del Lussemburgo dove però il voto è obbligatorio, al 43,5% della Francia, la Germania è al 48%, la Grecia al 57,4%, il Regno Unito al 36%. Nell’Europa a 28 la media dei votanti si è fermata al 43,09%, ma è la prima volta dal 1979, anno delle prime elezioni, che l’affluenza non risulta in calo: nel 2009, senza la Croazia, era il 43%, mentre nel 2004 si registravano quasi tre punti percentuali in più (45,47%).

Diversa la percentuale di astensione nelle due Regioni e nei 3.918 comuni chiamati al voto ieri. L’affluenza per le comunali si attesta intorno al 71,38%. Per le elezioni regionali in Piemonte è stata del 66,32% (una percentuale che si abbassa al 50,58% nel contesto degli aventi diritto al voto europeo). Mentre in Abruzzo è nota, al momento di andare in stampa, solo l’affluenza per le europee: 63,46%. È chiaro però che la più alta partecipazione al voto si è avuta a Pescara (64,6%) e a Teramo (69,9%) dove si rinnova l’amministrazione comunale.

Ma la sfida forse più importante a livello comunale, dal punto di vista politico, è forse quella di Parma, dove l’affluenza, per le europee, ha raggiunto il 68,39%. Anche Milano ha superato la media nazionale con un 63,7%, mentre Roma –dove la chiusura dell’ufficio dell’anagrafe di Prima Porta ha causato gravi disagi e code di ore nelle circoscrizioni per gli ultimi ritiri delle tessere elettorali, malgrado un’inutile trattativa del sindaco Ignazio Marino direttamente col Viminale per tentare di alleggerire la burocrazia –ha perso oltre quattro punti percentuali rispetto alle ultime europee del 2009 (56,69%), fermandosi a circa il 52%. Anche nelle Politiche del 2013 i romani fecero di meglio, con il 77,63% dei votanti.

 

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