Affari e politica al Senato. Un mercoledì da Santanchè

Daniela Santanchè è attesa per quest’oggi, alle 15, in Senato. L’ordine del giorno recita: «Informativa del ministro del turismo sui fatti connessi a un servizio giornalistico televisivo e a successivi articoli di stampa». Dovrà rispondere alle inchieste di Report e alle successive rivelazioni giornalistiche che hanno gettato più di un’ombra sulla sua condotta da imprenditrice, ruolo che la stessa ministra ha spesso sbandierato in questi anni di costruzione mediatica del personaggio funzionali alla sua carriera politica. Per farlo si è confrontata con i suoi avvocati e con Ignazio La Russa, che presiede l’aula davanti alla quale parlerà e che è stato anche sfiorato dalle inchieste. Con ogni probabilità, Santanché si limiterà a sottolineare che non era lei ad amministrare le aziende in questione e si produrrà nel numero sulle difficoltà di «fare impresa».

IL TEMA DELLE «rivelazioni giornalistiche» è uno dei nodi. Ieri, dopo che più di un esponente della maggioranza aveva titubato nella difesa della ministra, da tutta la destra si è levato un coro a favore delle ragioni di Santanchè: «Nessuno si è mai dimesso per indiscrezioni giornalistiche», dicono tutti, da Paolo Barelli di Forza Italia a Maurizio Lupi di Noi Moderati. Persino Matteo Salvini, nonostante la Lega sia stata fredda nei giorni scorsi, si è prodotto in un moto di condivisione.

L’OTTIMISMO deve fare i conti coi fatti. Molte delle cose attribuite a Santanché non hanno rilevanza penale ma possono essere ascritte alla categoria della credibilità politica, come il fatto che avesse annunciato in televisione di avere anticipato ai suoi dipendenti la Cassa integrazione Covid. Secondo alcune fonti giornalistiche risulterebbe indagata con l’accusa di falso in bilancio per la gestione di Visibilia, società che si occupa di vendere spazi pubblicitari per alcune testate giornalistiche. Lei ha venduto le sue quote all’inizio dello scorso anno, ma i fatti contestati risalgono al periodo precedente. E avrebbe rilevanza penale il fatto che almeno un dipendente avrebbe lavorato regolarmente nonostante fosse finito in Cassa integrazione durante il Covid. Sempre Report, inoltre, ha sostenuto l’ipotesi di un complicato sistema di scatole cinesi attraverso il quale Santanchè spolperebbe lentamente aziende sane, per di più approfittando finanziariamente dei saliscendi delle quotazioni azionarie. Sarebbe avvenuta una cosa del genere anche per Ki Group, gioiellino dell’alimentazione bio caduto nel giro di pochi anni in bassa fortuna dopo l’acquisizione di Santanchè e soci. Le ultime rivelazioni dicono della villa milanese (valore: sei milioni di euro) vincolata a garanzia dei debitori di Visibilia Srl.

A PALAZZO Madama si discute di tutto questo: storie di bilanci, di quotazioni di mercato e di amministrazione finanziaria. Ma dalle istantanee di queste vicende emerge prima di tutto una precisa forma di vita, un modello imprenditoriale che in questi anni ha messo in scena la ricchezza, l’ostentazione e l’abbondanza e ha flirtato con una destra che oggi si vanta di essere «vicina al popolo». Un gazebo sulle sabbie del Twiga di Santanchè & Briatore a Forte dei Marmi costa almeno 400 euro al giorno. L’imprenditrice quando ha giurato al Quirinale da ministra ha ceduto le quote dello stabilimento coatto-chic. Ma ha continuato a perorare la causa degli arenili privati quando ha detto che le spiagge libere son o riservate a «tossici e rifiuti».