Addio Sum 41, i canadesi del pop punk si sciolgono

Dopo l’annunciato scioglimento dei Nofx – il 2023 dovrebbe segnare la fine della storica punk band losangelina capitanata da Fat Mike – eccone arrivare un altro, quello dei canadesi Sum 41. Tra i protagonisti di quella stagione a cavallo tra la fine dei ’90 e i ’00 in cui il punk si diffuse di nuovo tra la gioventù occidentale, debordando in maniera decisa in radio e su Mtv, i Sum 41 nascono nel 1996 come cover band – ironia della sorte? – dei Nofx.

TRA LE DUE band colpisce anche la simile modalità scelta per porre fine al proprio percorso: un ultimo album – quello dei canadesi si chiamerà Heaven :x: Hell – e un lungo tour per supportarlo. I due scioglimenti sembrano in qualche modo indicare la chiusura di una stagione, anche se non manca chi va avanti: i Rancid, ad esempio, pubblicheranno un nuovo lavoro il prossimo 2 giugno intitolato Tomorrow Never Comes.
«Il gruppo ci ha portato alcuni dei momenti migliori della nostra vita», hanno scritto ieri sui social i Sum 41, che hanno sempre rappresentato l’anima più commerciale del fenomeno, sulla scia di gruppi come Blink 182 con cui condividevano un certo amore per la goliardia. Ma non per questo la loro musica si spingeva nella direzione del compromesso. In particolare i primi album, All Killer No Filler (2001), Does This Look Infected? (2002) e Chuck (2004) – tutti e tre certificati disco di platino in Canada – erano composti da tiratissime invettive punk con qualche sprazzo metal, a volte anche con sfondo politico, come nel caso della canzone Still Waiting contro George W. Bush e la guerra in Iraq. A rimanere di più nella testa i ritornelli di Fat Lip, In Too Deep, The Hell Song, Motivation. Canzoni che hanno segnato una generazione, ma rimaste poi lì confinate, in quel ribellismo giovanile che oggi prende forme molto diverse.