Se ne è andata a soli 55 anni Mimi Parker, batterista, cantante e autrice della band statunitense Low. Non è sopravvissuta alle complicanze di una malattia di cui soffriva da circa due anni, condizione che aveva costretto il gruppo a cancellare il tour europeo previsto per questi mesi.
Ci sono diversi aspetti di questa perdita che la rendono particolarmente amara. Parker era una musicista talentuosa che aveva ancora molto da dare al mondo. Gli ultimi due album dei Low, HEY WHAT del 2021 e Double Negative del 2018, pubblicati con l’etichetta Sub Pop, hanno segnato una nuova e potente fase nella band del Minnesota, che si trovava quindi in un periodo di creazione particolarmente fertile. Più che band sarebbe forse giusto dire un duo con un o una bassista di «appoggio». Il progetto Low è infatti espressione della coppia Mimi Parker-Alan Sparhawk, quest’ultimo chitarrista e cantante. Dai loro primi lavori – sono nati nel 1993 – fino ad oggi, le voci dei due consorti si sono intrecciate in armonie eteree. Lei, piuttosto riservata, difficilmente rilasciava interviste; il compito era assolto da Alan, molto più a suo agio nella dimensione del musicista rock.

I DUE sono sempre stati degli outsider, da diversi punti di vista. Intanto geograficamente: Duluth, la città dove hanno fondato il gruppo, non è esattamente al centro della scena musicale alternativa. Nei primi anni ’90, quando i Low hanno mosso i primi passi, il «clima» prevalente era quello del grunge, con le chitarre di nuovo protagoniste e il malessere urlato nei microfoni. La band sceglieva invece di lavorare su un approccio minimalista e sognante, nutrendosi dell’eredità dei Velvet Underground e dei Joy Division e dando così vita all’etichetta «slowcore», che il gruppo però non apprezzava. Infine, Alan Sparhawk e Mimi Parker erano religiosi, mormoni persino. Una circostanza piuttosto strana per il mondo rock alternativo. Non hanno mai fatto della loro fede una ragione d’indottrinamento, al contrario era la lente per spiritualizzare il mondo e la musica, aprirli all’alterità, acquisire uno sguardo gentile.

DA MOLTI le canzoni dei Low sono considerate «tristi», ma sarebbe più giusto dire che nei loro dischi si può percepire un sentimento di intimità con il tutto, una forte coloritura emotiva che poteva prendere pieghe diverse. Il periodo di maggior successo era arrivato nel 2000, quando Gap aveva usato per una pubblicità la loro versione della canzone natalizia Little Drummer Boy. I successivi Things we lost in fire (2001) e Trust (2002) rimangono tra gli album più notevoli. Almeno fino a questi ultimi anni e la nuova fase di sperimentazione formale a cui si accennava prima, dove lo smarrimento dell’era Trump andava di pari passo a sonorità sature, abrasive, poco classificabili.
È impossibile immaginare i Low senza la voce e la batteria di Mimi Parker. È anche questo che piangiamo: l’utopia realizzata di un progetto di coppia, dell’amore che si fa arte. Perché come ha scritto Sparhawk nel messaggio con cui ha annunciato la morte della moglie, «l’amore è veramente la cosa più importante».