Addio Maurice White, è tutta questione di funk
Musica A 74 anni muore il fondatore degli Earth Wind & Fire. Da «Serpentine Fire» a «September», una band diventata colonna sonora dei ’70 in un crossover gioioso di stili e tendenze
Musica A 74 anni muore il fondatore degli Earth Wind & Fire. Da «Serpentine Fire» a «September», una band diventata colonna sonora dei ’70 in un crossover gioioso di stili e tendenze
Quando nel 1969 Maurice White insieme al fratello Verdine – a cui si aggiunse in un secondo momento il cantante Philip Bailey, mise le fondamenta di quella che sarebbe diventata una delle più grandi realtà dell’r&b della storia della musica nera, gli Earth Wind & Fire, probabilmente non immaginava una carriera così ricca di trionfi. Maurice White è morto giovedì, a 74 anni, nella sua casa di Los Angeles, nel 1992 gli era stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Nato a Memphis nel 1941, agli inizi segue la classica trafila di molti suoi colleghi, la chiesa locale e il coro gospel, ma a fomentare la passione per la musica le onde percussive delle trascinanti marching band. «Vedevo i ragazzi delle band esibirsi con degli abiti luccicanti, tutte le ragazze ne erano incantate – racconta in un’intervista – così decisi che era quello che volevo fare nella vita: suonare la batteria».
Dopo il diploma si trasferisce a Chicago dove si iscrive al conservatorio, la mattina studia e di notte suona nei nightclub. A metà degli anni ’60 diventa uno dei turnisti di punta della Chess Records, la celebre etichetta di star come Etta James e Fontella Bass. Entra nel 1965 nel trio di Ramsey Lewis, prima di formare tre anni dopo con gli amici Wade Flemons e Don Whitehead i Salty Peppers – i «pepetti salati». Ma dura poco, il gruppo si scioglie e Maurice con il fratello si sposta a Los Angeles dove darà vita alla creatura denominata Earth Wind & Fire (Terra, vento e fuoco) il cui nome gioca con i segni astrologici, il Sagittario segno di fuoco di Maurice, che unito agli altri due elementi di terra «aria» e «terra» diverrà il marchio di successo che conosciamo.
I primi due album – incisi per la Warner – l’eponimo d’esordio (1970) e The Need of love (1971) mettono in luce le peculiarità che caratterizzeranno l’ensemble negli anni del grande successo, ovvero la capacità di mescolare funk, jazz soul e r’n’b, un vero e proprio crossover musicale che si abbina a testi di natura spirituale, di gran voga nel periodo.
I dischi funzionano discretamente ma a White non basta, cerca una freschezza musicale e nuovi impasti vocali. L’incontro con Philip Bailey, percussionista dotato di un incredibile falsetto e il suo inserimento nel gruppo, sarà fondamentale per il futuro. Messi sotto contratto da Clive Davis, i «nuovi» EW&F debuttano nel 1972 con Last day and time (dalla magnifica copertina con i richiami all’antico Egitto, passione di White). Il primo grande successo arriva però due anni dopo Open your eyes si arrampica fino ai vertici delle classifiche R&B, mentre Mighty Might e Kalimba Story diventano dei piccoli classici.
That’s the Way of the World (1975) li consegnerà alla storia della black music. Colonna sonora di un film diretto da Sig Shore (produttore tre anni prima di Superfly, con le musiche di Curtis Mayfiel) di cui saranno anche protagonisti, si compone di canzoni creative, funk serratissimi integrati da sezioni di fiati e impeccabili arrangiamenti. Colori, costumi sgargianti impasto di voci e percussioni trascinati dal falsetto di Bailey, dal vivo White e il supercombo sono pura macchina da spettacolo. Ci sono persino dei giochi illusionistici, frutto del lavoro dell’allora poco conosciuto David Copperfield.
Gratitude, doppio album uscito lo stesso anno, li cattura alla perfezione, con White e Bailey che in You Can’t Hide Love si scambiano i ruoli di voce solista. Cambiano le mode ma la camaleontica capacità della band sa cavalcare con intelligenza, l’onda disco (Getaway, Saturday nite, September) e scegliersi collaboratori di talento. C’è Eumir Deodato ad arrangiare la sezione fiati su alcuni brani di All’n’All (1977), con l’arcinota Fantasy e la scoppiettante Serpentine Fire. Let’s groove da Raise (1981) sarà l’ultima hit, prima di una pausa che in realtà nascondeva la rottura fra White e Bailey.
Gli EWF «resusciteranno» sotto un’altra sigla e numerosi strascichi legali mentre White si dedicherà alla produzione di altri artisti (Barbra Streisand, Cher), ritirandosi dalle scene poco dopo aver scoperto di essere malato di Parkinson.
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