Addio Lucia Bosè, icona per Visconti e Buñuel
Cinema Morta a 89 anni - vittima del Coronavirus - l'attrice milanese. Da Miss Italia ai lavori con i mastri del cinema e il matrimonio con il torero Dominguin
Cinema Morta a 89 anni - vittima del Coronavirus - l'attrice milanese. Da Miss Italia ai lavori con i mastri del cinema e il matrimonio con il torero Dominguin
Fine gennaio 1931. Lucia Borloni ha dieci mesi, il medico ha diagnosticato: broncopolmonite. E dice a mamma Francesca che la bimba non può farcela. E allora interviene nonna Rosa, due metri di contadina di San Giuliano, cittadina alla periferia milanese. Prende la nipotina, la immerge in acqua gelida, poi in acqua calda, infine la avvolge in un asciugamani di lino con la malva. E il rimedio contadino funziona, almeno per questa volta. Lucia cresce, vede gli orrori della guerra, si trasferisce a Milano con i genitori, vivono in via Ripamonti, al Vigentino. Lucia è giovanissima ma è già radiosa, i segni della fame e dell’orrore sono scomparsi miracolosamente e i ragazzi della zona sono tutti annichiliti di fronte a tanto splendore. Lei non ha ancora sedici anni, lavora come commessa presso la pasticceria Galli, in via Victor Hugo, a due passi dal Duomo. Un giorno entrano nel negozio Giorgio DeLullo e Luchino Visconti che le dice «lei farà del cinema». Lucia non sa neppure chi sia quel signore. Poi i ragazzi le fanno uno «scherzo», mandano una sua foto, magnifica, a Il tempo che sta facendo scouting per miss Italia, con un grosso premio in denaro.
LEI SA che l’hanno fotografata, ma non del concorso, così si ritrova selezionata per miss Italia 1947. I genitori, un po’ bigotti, strepitano, poi accettano di andare a Stresa. Lì, Lucia vince mettendo in fila Gianna Maria Canale, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano e Eleonora Rossi Drago. E in breve si avvera anche la profezia del maestro, Lucia prende il cognome della madre Bosè e diventa un’icona. Lavora con DeSantis, Antonioni, Soldati, Emmer, Maselli, Buñuel. Ma nel momento di maggior splendore molla il cinema, preferisce l’amore e il matrimonio con il «torero», come chiama Dominguin. Diventa spagnola. Nascono Miguel, Lucia e Paola. Diventa amica di Picasso, Cocteau, Semprun, riesce anche a sparare, involontariamente, a Franco durante una battuta di caccia. Lo manca. Dominguin è bello ma infedele, lei ha temperamento, lo molla e torna al cinema (negli anni con i Taviani, Fellini, Bolognini e tanti altri). Mai con Luchino però, che la voleva a teatro, ma per problemi di salute, quei maledetti polmoni, Lucia non lo fa. Il destino è davvero beffardo. Ha deciso di strappare la fata dai capelli turchini, visto che spesso così li colorava, colpendola di nuovo là dove si è da sempre annidata la sua debolezza. Polmonite da Coronavirus. Questa volta nulla avrebbero potuto neppure le cure di nonna Rosa.
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