Addio Doudou N’diaye Rose, il sabor del Senegal
Musica Scompare a Dakar il grande precussionista dell’indipendenza, aveva 85 anni, era stato il primo a fondare un gruppo di tamburi femminile
Musica Scompare a Dakar il grande precussionista dell’indipendenza, aveva 85 anni, era stato il primo a fondare un gruppo di tamburi femminile
Lo chiamavano «il matematico dei tamburi» e anche «il maestro del Sabar», Doudou N’diaye Rose, il più grande tamburo del Senegal, morto ieri all’ospedale di Dakar dopo un malore. Aveva ottantacinque anni, l’Unesco lo aveva dichiarato «patrimonio vivente dell’umanità». Nato nel 1930, da una famiglia di griots wolof, Doudou N’diaye Rose cresce ascoltando i canti tradizionali africani, i nonni sono percussionisti e le percussioni, racconterà più avanti, sono la sua passione sin da quando è ragazzino.
Il padre però è contrario alla musica, ha preferito diventare contabile e si oppone alle scelte del figlio mandandolo a lavorare. «Anche se ho imparato il mestiere di idraulico, che ho praticato fino all’indipendenza, non ho mai smesso di suonare il tamburo e di studiare gli infiniti significati di tutti i ritmi. All’epoca, a Dakar, ogni giorno c’erano cerimonie di nozze, battesimi… Andando a scuola ascoltavo il tam tam, seguivo i suoni portati dal vento, correvo qua e là cercando di trovare la casa in cui si svolgeva la festa. Quando sono cresciuto la mia famiglia mi ha finalmente lasciato in pace» diceva Doudou.
Sarà Josephine Baker nel 1959, durante un viaggio a Dakar, a notare il suo talento predicendogli un grande avvenire. Doudou inizia a studiare con i grandi maestri senegalesi viaggiando per tutto il Paese, e più tardi, dopo l’indipendenza insegna musica all’Istituto delle arti di Dakar, e diventa il capo percussionista del Balletto nazionale del Senegal. Perché è proprio l’indipendenza, nel 1960, che segna l’inizio della sua carriera, tra Doudou e il presidente Leopold Senghor c’è una relazione forte, i due condividono ideali politici e culturali. Per la festa dell’indipendenza Senghor vuole dei ritmi legati all’Africa, Doudou compone i ritmi su cui sfilano le majorettes con un’orchestra sabor di almeno cento musicisti. Sarà tra i primi a lavorare con gruppi di percussionisti femminili come le Rosettes, composto dalle donne della sua famiglia.
In Francia Doudou N’diaye Rose arriva negli anni Ottanta invitato da Bejart affascinato dal suo talento, ma è soprattutto il concerto di Nancy Jazz Pulsations, nel 1986, che lo lancia rivelando la sua magnifica arte al mondo. Due anni dopo è tra le vedettes nella cerimonia per la celebrazione del Bicentenario francese. «Quando ero a scuola per il 14 luglio ci facevano sfilare a Dakar. Io sognavo gli Champs-Elysées, ed ecco che qualche decennio più tardi il mio sogno si è realizzato».
Da lì collaborerà con molti musicisti come Peter Gabriel, Dizzy Gillespie, e partecipa alla colonna sonora de L’ultima tentazione di Martin Scorsese.«Tutto quello che faccio è per far conoscere meglio il mio Paese» diceva Doudou. Perché la musica per lui è sempre stato un lavoro collettivo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento