Aveva un nome importante, quello di storici sovrani napoletani, e una voce appassionata (che ha attraversato la stagione del folk revival e tante altre innovative imprese musicali), Carlo D’Angiò, portato via a 70 anni da un male incurabile. Cantante e autore di testi, D’Angiò , insieme con l’amico Eugenio Bennato, ha partecipato all’esperienza della Nuova Compagnia di Canto Popolare, fondata insieme a Giovanni Mauriello nel 1967, e decollata con la collaborazione di Roberto De Simone, da anni impegnato nella riscoperta del patrimonio musicale tradizionale campano, rilanciando tarantelle e moresche, pizziche e villanelle, con l’aiuto di Peppe Barra, Patrizio Trampetti, Nunzio Areni, Lina Sastri , Fausta Vetere, Corrado Sfogli.

Il grande successo di Tammurriata nera, rifatta con le modalità espressive della cultura contadina, e La Gatta Cenerentola, la rappresentazione teatrale comica che puntava anche su forme della vocalità popolare napoletana, accelerarono il distacco di D’Angiò e Bennato, intenti a seguire il lavoro di ricercatori con un orecchio attento alle nuove sonorità d’oltreoceano, a cercare prospettive diverse.

«E io l’aggio sentita na musica nova/ a la festa de nisciuno/ senza sotto né padrune/ a la festa ‘e tutte quante/ senza diavule e senza sante./‘Sta musica è comm’a na minaccia/ chello ca téne ‘a dicere t’ ‘o ddice ‘nfaccia». Nacque così nel 1976 il laboratorio aperto Musicanova, un collettivo formato dal duo con Tony Esposito, Teresa De Sio, Robert Fix, Pippo Cerciello, Gigi De Rienzo, Alfio Antico, Andrea Nerone, Francesco Tiano, Aldo Mercurio e tanti amici entrati e usciti nel corso degli anni. Pochi dischi, tutti consapevoli e palpitanti, nonostante i molti dubbi dell’etichetta discografica, ecco gli album Garofano d’ammore, Musica Nova, Quanno turnammo a nascere, Festa festa con i toni aspri e il canto accompagnato dalla chitarra battente (secondo uno stile antico del mondo contadino) anche se quello che lascia il segno più marcato è Brigante se more, colonna sonora di L’eredità della priora, sceneggiato Rai di Anton Giulio Majano (1980) tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Alianello. Una canzone di grande impatto, che avvia la rilettura di quel cruento e nebuloso periodo della storia d’Italia, schierandosi apertamente in difesa dei briganti.

Poi Eugenio Bennato sceglie la strada solista e il Taranta Power mentre D’Angiò torna al mestiere di ingegnere salvo l’attenzione verso le giovani generazioni di musicisti e il suo unico disco solista, Viva il Sud del 2011, album doppio, con i classici della tradizione e altro, le nuove canzoni «che alle radici trovate un tempo con le ricerche sul campo aggiunge ora le radici che sono venute a trovare noi, cioè i suoni dei nuovi napoletani, algerini, marocchini, srilankesi, ucraini…».

E proprio recentemente aveva partecipato alla presentazione dell’ultimo disco degli Almamegretta, Enneenne, cantando insieme con Raiz, Musica popolare, un invito ad aprirsi alle novità sonore, su un ritmo afroreggae. I funerali si svolgeranno mercoledì 7, alle 11, nella chiesa di Santa Maria Apparente al corso Vittorio Emanuele.