Addio Bakhtyar Khudojnazarov, scatenato narratore tajiko
Cinema Scompare a Berlino il regista «Luna Papa», aveva quarantanove anni, nei suoi film sapeva inventare altri mondi per parlare del presente
Cinema Scompare a Berlino il regista «Luna Papa», aveva quarantanove anni, nei suoi film sapeva inventare altri mondi per parlare del presente
Lo avevamo scoperto con lo stralunato Luna Papa, sbarcato sul Lido di Venezia nel ’99, una fiaba scatenata e inebriante che scompigliava tutti i generi. Tra la tammurriata tajika, la baraonda di Samarcanda, il vento dell’est da tornado del mago di Oz e la delicata storia d’amore crudele era certamente tra i film del deserto uno dei più affollati.
Ma Bakhtyar Khudojnazarov non era sconosciuto al Lido, visto che qualche anno prima, nel ’93, con Kosh Ba Kosh, sempre ambientato nel suo Tajikistan, durante gli scontri esplosi alla fine dell’Urss, aveva vinto il Leone d’argento per la miglior regia. Mentre il suo esordio, Bratan (Fratello), storia di un diciassettenne e del suo fratellino era stato premiato nel ’91 al festival di Torino. Bakhtyar Khudojnazarov è morto ieri a Berlino, aveva quarantanove anni, ed era da tempo malato. A dare la notizia è stato l’amico regista e produttore Renat Davletyarov. Nato a Dushanbe, la capital del Tajikistan, Khudojnazarov si era laureato a Mosca nel 1989, e sono due anni dopo, nel ’91, si era fatto notare a livello internazionale con Bratan. Nel 2012 con Waiting for the Sea ha aperto Festival di Roma. Il suo progetto più recente era la serie televisiva Getery mayora Sokolova (Major Sokolov’s Women), realizzata lo scorso anno.
Lo avevamo incontrato in occasione dell’uscita italiana di Luna Papa, un incontro nel corso del quale avevamo parlato di molte cose. Per esempio il suo rapporto col cinema georgiano, visto che Luna Papa era stato scritto da Irakli Kwirikadze e interpretato tra gli altri da un bravo attore georgiano come Merab Ninidze. «Lo sceneggiatore Kwirikadze, ci dice, è un regista georgiano che vive negli Usa e siamo buoni amici dai tempi in cui si lavorava alla Mosfilm. Ci scambiamo idee, ci incontriamo nei caffè. Come diciamo noi ‘siamo gente di studio’. Ninidze è l’attore di vari film georgiani, vive in Austria. È un attore importante come potrebbe essere Mastroianni per l’Italia e sta studiando l’italiano perchè interpreterà un film in Italia. Io vivo a Berlino e vado spesso a Mosca. Non è facile per noi registi di origine sovietica vivere in Russia, quindi viviamo all’estero e cerchiamo di collaborare. In Russia oggi (eravamo nel 2003, ndr) c’è razzismo e fascismo e gli artisti servono le ambizioni politiche. Se parlo russo la polizia mi sta alle calcagna perché crede che sia ceceno mentre se parlo inglese potrei almeno passare per italiano o greco. La mia famiglia era molto impegnata nella politica, il bisnonno premier dell’Uzbekistan, il nonno vittima dello stalinismo. Io vorrei interrompere questa tradizione».
Qual è stata la sua formazione? «La mia famiglia è un miscuglio culturale poichè proviene da Taskent, dall’Uzbekistan ed io ho poi vissuto quasi sempre a Mosca, parlo russo e qualche volta parsi. Hanno influenzato la mia cultura gli emigranti greci arrivati dopo la guerra e mandati nelle repubbliche trancaucasiche insieme ai tedeschi, uno dei risultati dello stalinismo. In ogni caso il Tajikistan è molto più libero della Turchia, anche se negli anni ’80 i fondamentalisti hanno cercato di velare le donne e proibire la vodka. E finchè si tratta di velare le donne…».
Le cose che succedono nel film sono niente rispetto a quello che succede nella realtà, il toro che precipita dall’aereo e ammazza ben due persone è preso da un fatto realmente accaduto o come quella volta che Michele Placido che stava girando un film sull’Afghanistan, chiuso in cingolato perchè intorno premeva la manifestazione, colpito da claustrofobia alza lo sportello e la folla ammutolisce di fronte al commissario Cattani.
E sul luogo dove è stato girato il film una frana ha distrutto completamente il set che si era reso necessario ricostruire completamente. «Luna Papa è stato girato in una zona al confine di Tajikistan Uzbekistan e la Kirghisia, dove avevamo meno problemi per i permessi, Isvara, la stessa location di Tarkovski per Stalker: le ambientazioni sono un miscuglio tra Samarcanda, Bukara, Costantinopoli e l’impero sovietico, volevo che dessero un po’ l’idea dei luoghi di Garcia Marquez».
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