Sabato 15 giugno ci ha lasciati Antonietta, l’«ultima dei Pintor», come usava ripetere da qualche anno. Sorella più piccola di Giaime, Silvia e Luigi, aveva vissuto con loro a Roma gli ultimi anni del fascismo e la Resistenza. Aveva 15 anni quando una mina tedesca uccise Giaime che, da giovane e già affermato intelletuale, aveva scelto di «rinunciare ai propri previlegi per contribuire alla liberazione di tutti». Furono anni complicati: prima ancora la morte del padre, poi il carcere di Luigi, infine la Liberazione.
Seguì, sempre da vicino ma un po’ in ombra, le vicende professionali e politiche, oltre che familiari, del fratello Luigi, tra i fondatori di questo giornale. E quelle familiari della sorella Silvia che, a differenza di lei, diede vita a una grande famiglia. Per noi nipoti è stata sempre una figura rassicurante, la «zia Nennetta», una specie di istituzione. Di lei noi tutti ricordiamo l’amore sconfinato per la Sardegna, le passeggiate sulla spiaggia in cerca di conchiglie, il suo regalo più grande per noi: un terreno su cui sorge la casa sarda di famiglia.
La cerimonia di commiato alle 11:00 di oggi al Tempietto Egizio del Verano.
Francesca Ferruccci e gli altri nipoti
Per ricordare Antonietta
Donna di memorie forti, Antonietta Pintor ricordava con lucidità e passione, a chiunque avesse voglia di ascoltarla, le storie di Giaime e di Luigi, del padre e della madre, della sorella e dell’amata Sardegna dalle acque cristalline sfigurata da un turismo senz’anima. Così come parlava volentieri della sua vita con Marino Raicich parlamentare e studioso. Ma, quel che più conta, Nennetta ha voluto e saputo trasformare in generoso sostegno agli studi quel suo prezioso scrigno di memorie intessute di vita pubblica e privata. Ha sostenuto l’organizzazione di una giornata di studi su Marino, contribuendovi con belle pagine di Ricordi familiari (Marino Raicich intellettuale di frontiera, Olschki 2000), e ha promosso la pubblicazione di un suo volume di scritti (Storie di scuola da un’Italia lontana, Archivio Guido Izzi, 2005). In anni più recenti ha incoraggiato e finanziato la pubblicazione di Maria Cecilia Calabri su Giaime (Il costante piacere di vivere. Vita di Giaime Pintor , Utet 2007) e lo studio di Monica Pacini sulle vicende della famiglia viste attraverso le parole della madre (Da casa Pintor. Un’eccezionale normalità borghese. Lettere familiari 1908-1968, Viella 2011). Gliene saremo sempre grate.
Maria Cecilia Calabri, Monica Galfré, Monica Pacini, Simonetta Soldani