Per chi ha avuto la fortuna di vivere, anche solo da spettatore, questi ultimi quattro o cinque decenni della scena romana, la morte di Simone Carella, avvenuta ieri a Roma, appare davvero come l’immagine atroce della «morte dell’avanguardia». Non per esagerazione di rito o per buonistica sommarietà, ma perché Carella, a partire dai primi anni 70, della avanguardia e della sua pratica è stato il corpo e l’intelligenza da tutti riconosciuti. E non solo in senso strettamente teatrale. Era nato nel 1946, ma portava i suoi settant’anni con una leggerezza, una simpatia e un calore che gli permettevano di esprimere...