Antonio Pennacchi, scomparso a 71 anni nella sua Latina, ha reso come pochi due momenti molto diversi eppure centrali del Novecento italiano riuscendo a restituire, per il tramite di una scrittura intrinsecamente feroce ed autobiografica, un’opera letteraria capace di «parlare con la storia», emergere dal «particulare» e raccontare moti e movimenti collettivi come biografia antiretorica della nazione. È stato certamente questo il senso del suo scritto più noto quel Canale Mussolini (Premio Strega 2010) che racconta lo sforzo umano della bonifica dell’agro pontino ripulendola dalla retorica del regime fascista e ricollocandola dentro la misura della fatica e degli sforzi sostenuti...