Visioni

Addio a Sixto ’Sugar Man’ Rodriguez, il rocker operaio che visse due volte

Addio a Sixto ’Sugar Man’ Rodriguez, il rocker operaio che visse due volteSixto 'Sugar Man' Rodriguez – foto Ansa

Musica Morto a 81 anni l'artista americano: il documentario su di lui vinse nel 2013 il premio Oscar

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 agosto 2023

Voce seducente, timidissimo sul palco tanto da nascondersi dietro grandi occhiali scuro, Sixto Rodriguez – morto a 81 anni ieri a Detroit, aveva inciso due album, Cold Fact del ’70 e Coming From Reality del 1971. Un cantautorato struggente il suo, a metà fra i tormenti di Bob Dylan e le melodie suadenti di Don McLean. La critica lo adorava – c’è chi lo accostava per le tematiche sociali affrontati nei testi allo stesso Dylan, ma il grande pubblico praticamente lo ignorava. Così tornò a lavorare in fabbrica – che aveva abbandonato per tentare fortuna nel mondo della musica – e mise su famiglia, senza dimenticare l’attività politica che continuò a coltivare nella sua città natale. Ma mentre in America rimaneva un emerito sconosciuto, le sue canzoni cominciarono a girare in Australia e in Nuova Zelanda, ma soprattutto in Sudafrica isolata per il boicottaggio contro l’apartheid. Le sue incisioni giravano clandestinamente, ma diventano classici e simboli della lotta contro l’apartheid e del movimento di liberazione giovanile, tra Johannesburge e Pretoria.

Nella mia musica c’è un eco tra la Motor City di allora e il Sudafrica dell’apartheid: io osservavo e cantavo col punto di vista della classe operaia (Sixto Rodriguez)

IN SUDAFRICA Sixto – ma tutti lo chiamano Sugar Man come una sua canzone, una lettera d’amore di un tossico al suo spacciatore, diventa leggenda. Alcuni dicono che si è suicidato, altri che è in carcere o addirittura finito in manicomio. Di certo il successo si fa travolgente, successo di cui Sixto – che lavora a giornata nei cantieri – è totalmente ignaro: qualcuno stampa i suoi dischi e vende oltre 500 mila copie. A cambiare le carte in tavola – ovviamente – la rete: nel 1997 un giornalista sudafricano apre un sito per cercare Sugar Man e scopre che in realtà si chiama Rodriguez e vive in America.

LA FIGLIA di Sixto viene a sapere dell’iniziativa e contatta gli autori della ricerca che organizzano un viaggio in Sudafrica con sei concerti trionfali. Al primo di questi, il 6 marzo 1998, arrivano ventimila fan con scene di vera e propria isteria. Ma il riconoscimento internazionale arriva dopo l’uscita del documentario che il regista svedese Malik Bendjelloul gira su di lui: Searching for Sugar Man – che riceve l’Oscar come miglior documentario giusto dieci anni fa.
Cosi l’allora settantenne Sixto Sugar Man Rodriguez arriva ad esibirsi non più in piccoli locali, ma nelle grandi hall americane davanti a migliaia di persone. Il riscatto di un talento arrivato con quarant’anni di ritardo.

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