Addio a Roberto Masotti, l’incanto della musica in uno scatto
Non potevi occuparti di musica, specie di musica di ricerca, senza frequentare Roberto Masotti. Senza incontrarlo, parlarci, essere informato su ciò che ancora non ti era arrivato all’orecchio. Specie negli anni milanesi, perché lui era ravennate di nascita ma faceva parte del panorama culturale e urbano di Milano in modo organico. Dove c’era il jazz nuovo, o il rock (metti gli Area) o la canzone (è stato per anni il fotografo di Franco Battiato), dove c’erano le sperimentazioni di musica nuova del giro «colto» meglio se non accademico e penitenziale, per esempio un John Cage, lo trovavi. Con lui si andava a Lugano a scoprire Alvin Lucier e Laurie Anderson.
Seguivi il suo infinito work in progress per realizzare You tourned the tables on me, un vecchio tavolino preso chissà dove e vicino al tavolino, in varie pose, i più bei nomi della musica mondiale, Braxton, Cage, Jarrett, Stratos. Una galleria straordinaria, unica. Niente di esibizionistico, il fotografo Masotti aveva un suo taglio misurato, però disinvolto e cordiale nell’inventare i personaggi. You tourned divenne un libro, come altri preziosi: Keith Jarrett un ritratto, John Cage un ritratto, Arvo Pärt un ritratto.
Pare che avesse cominciato a fotografare musicisti nel 1969 al Festival jazz di Bologna e nell’occasione i soggetti si chiamavano Ornette Coleman e Keith Jarrett. Aveva fatto con altri musicofili di punta la rivista Gong, dove i confini tra i generi venivano cancellati, l’importante era che si respirasse libertà e innovazione. Con la moglie Silvia Lelli è stato fotografo ufficiale della Scala dal 1979 al 1996.
Un trauma terribile la notizia della sua morte. Aveva la leucemia. Un anno fa un trapianto, sembrava un’operazione riuscita. Ma da un mese era in ospedale e le cose andavano sempre peggio.
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