Cultura

Addio all’editore Paolo Veronesi, che amava i viaggi e le parole

Addio all’editore Paolo Veronesi, che amava i viaggi e le parolePaolo Veronesi, editore di Ibis

Ritratti La sua casa editrice Ibis prendeva il nome dall'uccello sacro, simbolo del dio egizio Thot, indicato da Platone quale inventore della scrittura

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 aprile 2021

«La forza del nostro amico cresce/ per noi che sopravviviamo solo per caso» scriveva Günther Anders in una poesia dedicata a Walter Benjamin.
E pur nello strazio di oggi, già sappiamo che la forza del nostro amico e editore Paolo Veronesi, morto domenica all’età di 67 anni, continuerà a crescere. Come continuerà a crescere la casa editrice Ibis che conta oggi più di 500 titoli e che Paolo fondò nel 1989, qualche anno dopo il suo rientro da Parigi, dove si era trasferito con una borsa di dottorato alla Sorbonne, dopo la laurea in filosofia con Fulvio Papi (una presenza costante nel catalogo Ibis). Con un nucleo che è rimasto quello degli esordi, dedicato principalmente alla letteratura di viaggio: i grandi classici da Stevenson a Kipling a Flaubert e tutte le declinazioni dell’idea di viaggio – dall’onirico Viaggio in Russia di Lewis Caroll a cura di Tommaso Kemeny ai vagabondaggi nella Costantinopoli nel 1890 di Pierre Loti fino alle peregrinazioni causate dalla miseria nell’America degli anni Cinquanta di Ai margini di Ed Dorn.

MA VIAGGI sono anche quelli che si sperimentano leggendo gli scrittori del nordafrica come la candidata al Premio Nobel Assia Djebar, o il mozambicano Mia Couto o le altre voci caraibiche, mauriziane o native americane. Viaggi sono infine le frequenti incursioni nella saggistica filosofica, dai classici del Novecento (Jean Baudrillard, Edgar Morin, Jacques Le Goff), alla collana di letture filosofiche «Chora» (tra gli altri Leggere l’Etica di Spinoza di Alessandro Galvan o Leggere il Tractatus logicus philosophicus di Ludwig Wittgenstein di Silvana Borutti) un filone quest’ultimo che si collega all’altra professione di Paolo Veronesi che fu, fino allo scorso anno, anche amatissimo professore di filosofia in un liceo scientifico di Pavia. Lavorava molto, Paolo, non si tirava mai indietro, ma la Ibis, come ben sanno i colleghi piccoli editori, con i quali negli anni ha costruito l’Osservatorio degli editori indipendenti, e tutti coloro che gli stavano vicini, non era solo lavoro. Era la possibilità di viaggiare oltre le dimensioni del tempo.

DELLA SUA CASA EDITRICE a conduzione familiare dove lavorano la moglie e tutti i quattro figli, Paolo andava molto fiero. Poi c’erano i collaboratori, gli amici, investiti dalla sua fiducia, che non era una delega ma una promessa: questo libro si farà. Ogni progetto era per lui una promessa già mantenuta. Così è stato anche per i molti lavori avviati, alcuni dei quali tutt’ora in via di pubblicazione, con l’ispanista pavese e amico di sempre Giuseppe Mazzocchi, morto nel 2016. Un uccello, l’Ibis sacro, è il marchio della casa editrice, simbolo del dio egizio Thot, come amava spiegare Paolo, indicato da Platone quale inventore della scrittura. Un uccello dal volo elegante, scelto da te per viaggiare nelle letterature. E il viaggio continua.

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