Mettiamola così, se il calcio dei paperoni ha subito trasformazioni – o involuzioni a seconda dei punti di vista – parte delle responsabilità e al contempo abilità, passa dalle mani di procuratori come Mino Raiola, che si è spento ieri a 54 anni all’Ospedale San Raffaele di Milano dopo una lunga malattia. Nato a Nocera Inferiore e trasferitosi con la famiglia ad Haarlem, in Olanda, inizia a lavorare come cameriere nell’attività del padre prima di intraprendere la carriera di procuratore sportivo, inizialmente con le deleghe di alcuni calciatori olandesi come Bergkamp e Jonk e poi allargando sempre più la sua sfera fino a diventare uno degli agenti più potenti e temuti del calcio globale. Il primo affare è nel 1993, quando porta all’Inter – dall’Ajax Dennis Bergkamp e Wilhelm Jonk, con un’operazione di mercato tra Ajax e Inter da 25 miliardi di lire. L’ascesa è velocissima: nel 1996 porta Pavel Nedved alla Lazio per 9 miliardi di lire, ma è dopo cinque anni che Mino Raiola realizza il «capolavoro». Nel 2001 Pavel Nedved viene infatti acquistato dalla Juventus per 75 miliardi di vecchie lire. Nel suo portfolio gente come Ibrahimovic, Robinho, Pogba, Balotelli, Lukaku, De Ligt, Donnarumma.  Il suo vero «coup de theatre» è il trasferimento di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United: Raiola incassa 48 milioni di euro nell’operazione da poco più di 100 milioni di euro. Prima della malattia, sotto l’ala protettiva di Raiola gravitavano 70 calciatori: stelle, giovani talenti e qualche sconosciuto da valorizzare. Negli ultimi anni Raiola, assieme a Mendes, Barnett e Manasseh, ha creato un’associazione di super procuratori in aperto contrasto con la Fifa e il suo proposito di riformare la categoria.