Addio a Katia Migliori, l’amore  per la poesia e la scrittura limpida
Katia Migliori
Cultura

Addio a Katia Migliori, l’amore per la poesia e la scrittura limpida

Ritratti La scomparsa improvvisa dell'italianista e docente di Retorica e critica letteraria all’Università Carlo Bo di Urbino
Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 aprile 2023

È mancata improvvisamente a Pesaro l’italianista Katia Migliori, a lungo docente di Retorica e critica letteraria all’Università Carlo Bo di Urbino. Allieva di Mario Petrucciani, era stato per lei decisivo l’incontro con il linguista Piano Paioni, riservato, parco proprio come lei nello scrivere e comunque generoso di stimoli in seminari rimasti nella privata leggenda degli allievi.

UNA LEZIONE che, appena fuori dalla couche urbinate, Migliori aveva subito connessa al rapporto precocissimo (già attivo alla fine degli anni Settanta) con Gianni Scalia nei cui dialoghi socratici poteva rinvenire la figura (un suo interesse primordiale) di Pier Paolo Pasolini e con essa di Angelo Romanò, Franco Fortini e Roberto Roversi. Il suo primo contributo importante è infatti il volume dedicato alla rivista che tutti costoro firmarono fra il ’55 e il ’59, Officina, i cui indici generali, compulsati con grande precisione filologica, escono da Ateneo&Bizzarri di Roma già nel 1979.

È QUESTO IL LEMMA inaugurale di una sequenza bibliografica che sempre rifugge la monografia compilativa o convenzionalmente accademica e sceglie viceversa dei tramiti in apparenza minori ma tuttavia squisiti come il saggio breve, talora in forma di préface, la nota in margine o la postilla come è chiaro fin dagli primi anni Ottanta quando pubblica preferibilmente in Lengua, rivista diretta da un poeta di primo rango, il pesarese Gianni D’Elia: d’altronde alla poesia (e per esempio all’opera di Mario Luzi, di Edmond Jabès o alle partiture inclassificabili di un Maurice Blanchot) rimarrà fedele come a un primo e indefettibile amore, un amore disinteressato e prodigo che è ancora nell’insegna della rivista monografica che Katia Migliori diresse per alcuni numeri una ventina d’anni fa, Le dilettante.

LIMPIDA, con interne risonanze di tenerezza, dialogica e mai prevaricante, la sua scrittura somigliava a lei e al suo profilo di donna finissima, bella e forte di quella che l’amata Simone Weil riteneva la maggiore tra le umane virtù, l’ascolto dell’altro.

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