La cultura scritturale è una parola legata al soma, e all’anima. Non esiste gesto che non porti con sé il momento della trascendenza e al contempo quello della concretezza. Irma Blank ci ha lasciati all’età di quasi novant’anni, mentre la sua arte, ormai senza tempo, resta la sintesi perfetta di questo movimento che si fa silenzio e scrittura, pittura e azione.

L’ARTISTA di origini tedesche aveva scelto l’Italia come suo paese di adozione fin dagli anni Cinquanta. Sebbene abbia partecipato a mostre importanti, come Documenta 6 di Kassel (1977) e la Biennale di Venezia (1978), il suo percorso è stato rilanciato negli ultimi anni dal lavoro della Galleria P420 di Bologna, a cui si è legata nel 2011. L’Italia è il trampolino di lancio così per una riscoperta internazionale che nel 2017 la riporterà prima in Biennale all’interno della mostra Viva Arte Viva a cura di Christine Macel e poi a essere protagonista di una mostra itinerante dal titolo Irma Blank: Blank, che tra il 2019 e il 2020 vedrà le sue opere esposte nei più importanti centri dedicati all’arte contemporanea a Lisbona, Ginevra, Bordeaux, Tel Aviv per infine approdare all’Ica di Milano.

INCLUSA nelle recenti retrospettive tutte al femminile, Io dico io (I say I) alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma (2021) e Il soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia al FM Centro per l’arte contemporanea di Milano (2019), Irma Blank è un’artista che ha rappresentato la possibilità di definire la propria esistenza, il proprio essere al mondo, attraverso la forza del segno.

SOTTRATTO alla comunicazione convenzionale, esso diviene messaggio intimo e privato, parte integrante di un diario dove annotare gli appunti del sé. Ma questi appunti non prendono la forma delle parole, essi si negano al linguaggio per diventare pura visione: linee e colori si insinuano così tra gli spazi bianchi creando una propria scrittura con un significato, però, universale.
«Una scrittura purificata dal senso, un segno autonomo che dà voce al silenzio», così definisce Irma Blank la sua arte che prende vita per mezzo di vari supporti e strumenti: carte, fogli, tele, libri rappresentano le superfici in cui il segno si deposita nel tempo attraverso l’inchiostro, la china, la penna biro, il pastello, l’acquerello, l’acrilico. Qualunque tecnica l’artista usi l’effetto è sempre quello di un dialogo a una voce.

LA SUA PRODUZIONE ha inizio negli anni Sessanta con le prime scritture del sé, le Eigenschriften appunto, per poi passare alla serie delle Trascrizioni, che risentono maggiormente del formato libro e della cura tutta amanuense del gesto di copiatura, per poi arrivare alla scrittura pittorica dei Radical Writings, dove lunghi segni di colore (prima rosa-violetto, poi blu) sono dati a pennello sulla tela in maniera lineare e uniforme, fino al raggiungimento della matura e piena astrazione degli Avant-testo e degli Hyper-Text.
Nella programmazione della Galleria P420 figura la prossima personale di Irma Blank Gehen tessuta insieme a quella di Stephen Rosenthal, Notations. La serie di opere in mostra, iniziata nel 2017, appartiene all’ultima fase di vita dell’artista quando, in seguito a un problema di salute, aveva iniziato a dipingere solo con la mano sinistra. Sono opere di formato ridotto, segno di quell’intima poesia del sé che ha trovato ormai un posto in questo luogo.