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Addio a Iris Apfel, icona accidentale

Addio a Iris Apfel, icona accidentaleIris Apfel – foto Ansa

Fashion Morta a 102 anni l'eccentrica designer e musa della moda newyorkese, Collezionista e star amatissina sui social

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 3 marzo 2024

Ognuna delle celebri affermazioni di Iris Apfel, imprenditrice, interior design e influencer con un secolo di vita alle spalle, di cui da sempre e in queste ore successive alla sua morte più che mai sono puntellati social appare condivisibile.  Icona, è detta; lei stessa nella sua nota e vendutissima biografia del 2018 specifica “icona accidentale”, e di più non potrebbe esserlo oggi in cui il termine e relativo aggettivo, sono abusati. Iconici sono diventati addirittura i panini, in uno spot tv di qualche mese, come rilevato da Stefano Bartezzaghi, e iconico viene usato soprattutto in luogo di rappresentativo. Nell’origine greca “icona” era però “qualcosa che somiglia a” mentre la designer è stata unica del suo genere, anche se in molti a lei si sono ispirati e l’hanno omaggiata. Francesco Albano, fashion marketing consultant e Paola Galassi, docente di costume per lo spettacolo alla NABA di Milano, in un incontro alla scuola pesarese teatrale PAC di Giampiero Solari ricordano “Apfeil ad esempio è Nonna Addams, così concepita anche nei costumi disegnati da Antonio Marras nello spettacolo di Giorgio Gallione con Geppi Cucciari e Elio”. Citazione dark a parte Iris Apfel nata Barrel era votata al colore sin dalla nascita, col nome della divinità greca che impersonificava l’arcobaleno (simbolo anche di unione e pace) impostole da un padre produttore di specchi e madre proprietaria di boutique; e l’ambasciatrice del colore è stata chiamata più volte a occuparsi anche degli interni della Casa Bianca.

FINO ALL’ULTIMO giorno della sua lunga vita, Iris Apfel è stata soprattutto la paladina dell’eccesso, dell’abbondanza. Un’esuberanza barocca ma ragionata, un caleidoscopio di colori che hanno dietro un pensiero e segnano un’evoluzione; un po’ come accade nel mondo e negli abiti di Bella Baxter creati da Holly Waddington. Un’esuberanza definita nel motto “less is bore” che ha che fare con la voglia di sperimentare più che con ingordigia forsennata, con la muchness di cui parla il Cappellaio Matto di Alice, la moltezza, che è peccato mortale perdere. Francesco Albano sottolinea che “Apfel è stata una grande esponente del Camp, stile incentrato sull’opulenza ma che ha le basi in un pensiero critico, non è mai trash né kitsch. E un’estimatrice del folk, dell’artigianalità, i suoi monili lo erano, i suoi famosi braccialetti”. Oltre che coi bracciali colorati era identificata con gli occhiali, tondi come quelli di Gae Aulenti, onnipresenti e variopinti come quelli della Wertmuller, come quelli della costumista degli Incredibili, Edna Mode. La star della silver age è diventata tale in terza età, ha firmato contratti con agenzia di moda varcati gli 80, e dopo aver collaborato con riviste, illustratori, architetti delle star, essersi vista dedicare, nel 2005, una mostra al MET di New York, in una parabola biografica e professionale che è andata in direzione contraria a quella solitamente tracciata dalle modelle e che fa di Iris (Airis nella pronuncia americana), una Benjamin Button, oltre una rara avis, del fashion.

 

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