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Addio a Dick Dale, la chitarra del surf

Addio a Dick Dale, la chitarra del surf

Miti L'artista di "Misirlou", brano con cui si apre "Pulp Fiction", il film di Quentin Tarantino, è stato stroncato da un infarto a 82 anni. E' tra i chitarristi più influenti del rock

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 18 marzo 2019

E’ morto Dick Dale (vero nome Richard Anthony Monsour, 82 anni, stroncato da un infarto), artista di riferimento del surf, il chitarrista di “Misirlou” (1962), strumentale surf rock con cui si apre “Pulp Fiction”, il film di Quentin Tarantino. Un bacio criminale, due rapinatori in un diner che, pistole alla mano scattano in piedi urlando, titoli di testa e sotto le note del pezzo. Stracolme di riverbero, con quelle dita che travolgono le corde, veloci, impazzite. Perché Dale era un mago della cosiddetta pennata alternata, ossia movimenti rapidissimi del polso, alternando una pennata in giù e una in su: quella tecnica avrebbe influenzato una sfilza di nomi, da Jimi Hendrix (che stravedeva per lui) a Eddie Van Halen a tutto il mondo successivo, iperveloce del metal. Nasceva da quando, ragazzino, aveva visto lo zio “aggredire” le corde dell’oud, il liuto arabo; lo stesso zio gli aveva insegnato come suonare la darabouka, lo strumento musicale a percussione utilizzato in Nord Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Da qui alla creazione di uno “stile Dale” il passo fu brevissimo. Con in mente il pulsare ritmico e frenetico della darabouka, il chitarrista mescolava rock’n’roll e influenze mediorientali (era nato a Boston nel 1937 da padre libanese e madre bielorussa), lasciandosi ispirare – come dichiarerà nel 2011 in un’intervista al “Miami New Times – anche dalle percussioni frenetiche di Gene Krupa, il batterista più veloce del jazz, dalle urla degli animali selvatici e dalla forza dell’oceano. La rilevanza di Dale è enorme: intanto è uno dei primi chitarristi elettrici ad essersi cimentato con scale non occidentali, inoltre sarà determinante nello sviluppo della chitarra Fender Stratocaster, suo strumento di riferimento. Non solo: Leo Fender impazziva per Dale e Dale restituirà il complimento facendolo letteralmente impazzire; perché Fender gli prestava gli amplificatori e lui li faceva sistematicamente secchi suonandoli a volumi mostruosi: più di 50 gliene farà fuori; poi l’intuizione: Fender farà visita a James Bullough Lansing (JBL), tecnico del suono, noto costruttore di amplificatori, elencando una sfilza di specifiche a cui attenersi per resistere al ciclone Dale. Nascerà il mitico JBL D130F, il primo amplificatore da 100 watt della storia; inizialmente solo per il chitarrista e poi consegnato alla storia. Dale ci si attaccava direttamente con la chitarra e il suo solito volume a manetta. Sarà, infatti, il primo musicista a passare dai volumi contenuti dei piccoli amplificatori a livelli che la maggior parte degli altoparlanti/amplificatori non potevano sopportare. “Leo Fender – raccontava il chitarrista – mi utilizzava come cavia; se un amplificatore superava il ‘test Dale’ allora poteva andare; per questo mi chiamano The Father of Heavy Metal”. Sante parole confermate anche dalla rivista “Guitar Player”. E poi l’oceano Pacifico che tanto contribuirà all’edificazione del surf strumentale. Perché Dale era soprattutto un surfista e i surfer impazzivano per quello stile così riverberato (sarà tra i primi a formalizzare quell’effetto), quelle note che rimandavano “alla sensazione che avevo quando ero in mezzo alle onde. Volevo che le persone sentissero la forza dell’oceano”. Cantare non avrebbe reso la stessa potenza, quindi Dale e i suoi Del-Tones si concentrarono su strumentali avvolgenti, acquosissimi. Succedeva in particolare al Rendezvous Ballroom di Balboa, in California, con migliaia di surfer che sbattevano piedi e sandali sul pavimento legnoso del locale dando vita al ballo più noto del surf: lo stomp. Nel 1961 arriva “Let’s Go Tripping”, un classico assoluto, brano che inaugura il surf strumentale. Dale formalizzerà anche la tipica formazione surf: due chitarre, basso, batteria, sassofono. Meglio se il suono della chitarra fosse passato attraverso un’unità di riverbero. Su consiglio del musicista, Leo Fender, proprietario dell’omonima ditta di strumenti musicali, si convincerà addirittura a produrre amplificatori con riverbero incorporato. Da notare che prima di Dale già esisteva un genere specifico denominato instrumental rock, ma nulla che rimandasse a suoni e mondi legati all’acqua. Ad esempio già nel 1959 era apparso “I cavalloni” (Gidget), un film di Paul Wendkos con Sandra Dee, per antonomasia l’«adolescente Usa». La pellicola era un adattamento dall’omonimo romanzo di Frederick Kohner e narrava la passione per il surf della figlia dello scrittore, Cathy. Purtroppo non esisteva ancora un suono appropriato per accompagnare le gesta acquatiche della ragazza e dei suoi coetanei. Ciononostante molti ragazzi si riunivano sulle spiagge ballando al suono di brani strumentali come “Teen Beat” o “Let There Be Drums” del batterista Sandy Nelson, al ritmo di “Memphis” del chitarrista Lonnie Mack e di tanti altri pezzi di gruppi o solisti quali Ventures, Champs, Duane Eddy, Link Wray. Ma niente avrebbe suonato come “Let’s Go Tripping” o altri pezzi di Dick Dale che peraltro aveva già inciso quattro canzoni in cui la voce introduceva per la prima volta il termine «surf», parola dalla etimologia sconosciuta ma che serviva a rendere onomatopeicamente il rumore della risacca. Il passaggio definitivo alla storia del surf arriva nel ’62 con “Misirlou”. Da quel momento Dale sarà ovunque: in classifica, in tv (The Ed Sullivan Show) e in una sfilza di film. Il pezzo è emblematico dello stile dell’artista: un riadattamento surf rock ipervelocizzato – e suonato con una corda sola – dell’originale attribuito a Nicholas Roubanis, Milton Leeds o Fred Wise in cui veniva “americanizzata” una canzone greca tradizionale – con relativo ballo – che comparirà con grande successo anche nel film “Zorba il greco” (1964). La versione di Dale sarà presente anche in “Surfers’ Choice”, primo album dell’artista. Altri ne seguiranno finché nel 1965 non gli verrà diagnosticato un tumore. Mollerà tutto per una decina d’anni e alla fine si ristabilirà. Negli anni Ottanta viveva a Balboa Beach in California in compagnia della prima moglie Jeannie, una ballerina di Tahiti, un leopardo, un giaguaro e una sfilza di uccelli tropicali. Da allora ha continuato a esibirsi per pagarsi le spese mediche, la sua “Misirlou” è stata omaggiata da Tarantino, dai Black Eyed Peas (che la campioneranno nel pezzo “Pump It”), in alcuni video game e altrove. Perché “The King of the Surf Guitar” (anche titolo del suo secondo album) è per sempre.

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