Se ne è andato a 68 anni, dopo una lunga malattia con cui ha convissuto per diversi anni. Il cinema e poi la televisione nel fitto curriculum di Alessandro D’Alatri, una carriera iniziata come attore quando appena quattordicenne, nel 1969 appare nel film Il ragazzo dagli occhi chiari di Emilio Marsili; l’anno seguente ha un piccolo ruolo ne Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica. Più a suo agio dietro la macchina da presa, D’Alatri nei primi anni ottanta passa alla regia: una palestra fatta di oltre 100 spot pubblicitari,fra questi la saga di Massimo Lopez davanti al plotone d’esecuzione con «Una telefonata allunga la vita», i più recenti Lavazza in Paradiso: sempre girati con un linguaggio molto cinematografico, nelle riprese come nel montaggio o nella direzione degli attori. Poi il passaggio sul grande schermo, nel 1991, con il suo primo film Americano rosso, una storia ambientata nella provincia veneta negli anni trenta, protagonista Fabrizio Bentivoglio e una giovane Sabrina Ferilli, con cui si aggiudica un David di Donatello e un Ciak d’Oro come miglior film comico. Per il cinema realizza in tutto nove film: ancora con Kim Rossi Stuart (1998) con I giardini dell’Eden, in concorso a Venezia e fra gli altri (2002) Casomai con il debuttante Fabio Volo.

DEL FILM D’ESORDIO, il regista romano ricordava in un’intervista: «Fu la mia patente. Vinsi il mio primo David di Donatello e una serie di riconoscimenti importanti all’estero. Questo nonostante lo sguardo comunque diffidente del mondo del cinema perché ero considerato poco perché venivo dalla pubblicità. Intanto nel cinema americano Ridley Scott, Alan Parker e altri venivano da quel mondo. In Italia si partiva sempre con una zavorra che ci si portava dietro». Ma è con la sua seconda pellicola – presentata alla Quinzaine di Cannes – che si fa notare dal pubblico internazionale e si aggiudica un altro David, questa volta per la miglior sceneggiatura: Senza pelle (1994) – con Kim Rossi Stuart e Anna Galiena- storia drammatica dove al centro è il tema del disagio mentale.
Per il cinema D’Alatri realizza in tutto nove film: ancora con Kim Rossi Stuart (1998) con I giardini dell’Eden, in concorso a Venezia e fra gli altri (2002) Casomai con il debuttante Fabio Volo. Il successo popolare arriva però con il suo graduale passaggio nel mondo della serie tv: è lui a dirigere I bastardi di Pizzofalcone – ispirata ai romanzi di Maurizio de Giovannine) e sempre dai romanzi di de Giovanni gira per il piccolo schermo la fiction dedicata ai casi del commissario Ricciardi.
Altra serie di grande successo, Un professore – protagonista Alessandro Gassmann – è invece un adattamento di una serie catalana Merlin. Non solo cinema e tv, D’Alatri ha girato anche diversi videoclip per tantissimi artisti tra cui Laura Pausini, Renato Zero, Elisa, i Negramaro.