Trentaquattresima edizione per Angelica Festival, la rassegna di musiche della contemporaneità che indaga da quasi sette lustri possibilità e impossibilità del suono: quest’anno il titolo è «valutazione del vento». Come dice il direttore artistico Massimo Simonini in apertura, ogni sera un mondo diverso. rhythmiChrome, il solo dell’americano Chris Brown per pianoforte virtuale interattivo, con il video di Joanna Poethig, è stimolante dal punto di vista timbrico, meno per quanto concerne la trama. Percussioni digitali in modalità free creano un tessuto ritmico sfrangiato, anarchico, sul quale cenni di armonie dissonanti ci parlano di un mondo senza gravità, senza armonia. Classica ma efficace la parte video, che ricorda le immagini usate dal compianto Phill Niblock, ipnotiche nella loro quotidiana semplicità.

Deludente il duo che vede sul palco un gigante delle musiche creative afroamericane e non solo come Roscoe Mitchell (in quest’occasione a sax basso, soprano ricurvo e percussioni) e Michele Rabbia alla batteria e elettronica. Se quest’ultimo è in grande spolvero, sempre mobile e creativo, non possiamo dire altrettanto del fondatore di Art Ensemble Of Chicago. La tensione creativa e la potenza espressiva a cui ci ha abituato nei decenni stavolta latitano: capita anche ai più grandi, e Mitchell ha già dato un più che significativo contributo alle avanguardie in tutti questi anni di luminosa carriera. Vanno meglio le cose pochi giorni dopo con Banshee, il settetto di Signe Emmeluth (sax alto, elettronica, voce), danese che opera a Oslo, proprio con musiciste norvegesi, all’interno di un focus in due serate sugli artisti del paese scandinavo (il 26 maggio sarà protagonista il pianista Christian Wallumrød).

SEI DONNE e un uomo si cimentano con pianoforte, synth, contrabbasso, basso elettrico, tromba, tuba, batteria, con Maja S. K. Ratkje (voce, violino, elettronica) in evidenza, a tessere trame tra improvvisazione spettinata e gioiosa e baccanali jazz-rock che sconfinano nell’ambient e nel noise. Musica che ha una personalità simile a quella di Fire! Orchestra, ricordando talora la scuola di Canterbury, in altri frangenti il mood panico e dionisiaco del collettivo ginevrino Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. Il progetto trae ispirazione dalle banshee, figure del folklore irlandese che urlano di morte e distruzione; l’idea della giovane musicista è di rileggere questa tradizione per raccontare la velocità inesorabile a cui scorre la vita. Ciò si traduce in composizioni urgenti che si susseguono senza pause, come un febbrile brulicare di fauna boreale che attraversa radure impressioniste, terremoti, bagliori. La scrittura predilige il mood e i timbri piuttosto che lo sviluppo del fraseggio ma brilla per capacità narrativa: capita che il sole artico si oscuri per lasciare spazio a benvenute nuvole che portano glaciali piogge astratte e qualche rarefazione impro, dove Ratkje e la tubista Heida Karine Johannesdottír Mobeck hanno modo di mettersi in luce, la prima mimando voci di strega, la seconda tramutando in altro da sé lo strumento tramite l’harmonizer. Il festival prosegue fino a fine maggio con molti appuntamenti di rilievo: tutti i dettagli su aaa-angelica.com .