«Action Reaction», l’arte risponde alla pandemia
Mostre Ventisei cartelloni pubblicitari di grande formato compongono il progetto del fotografo di Alessio Bolzoni, a cura di Teresa Macrì
Mostre Ventisei cartelloni pubblicitari di grande formato compongono il progetto del fotografo di Alessio Bolzoni, a cura di Teresa Macrì
Contrazioni, sommovimenti, cadute, torsioni di corpi costretti a confrontarsi con uno spazio claustrofobico compongono il progetto d’arte pubblica ideato dal fotografo Alessio Bolzoni, disseminato nel tessuto cittadino della città di Milano. I 26 cartelloni pubblicitari di grande formato che compongono il progetto Action Reaction, a cura di Teresa Macrì, mostrano gigantografie di identità in divenire, corpi intrappolati in posizioni innaturali, in cui gli arti si aggrovigliano in forze opposte e contrarie.
GLI SCATTI FOTOGRAFICI dell’artista ritraggono silenziosi atti performativi in cui vediamo le azioni di individui che si mostrano sensibilmente elettrici, inquieti e ansiosi. Nella loro seduzione estetica e nel loro flusso narrativo suggeriscono una spinta al contrattacco e alla volontà di essere agenti di un atto di resistenza. Le immagini sono mute, senza alcun testo esplicativo. Ricordano la struggente installazione di Felix Gonzalez-Torres quando nel 1991 intervenne nello spazio pubblico di Manhattan con il manifesto Untitled (Billboard of an Empty Bed), che ritraeva l’immagine di un letto matrimoniale su cui erano rimaste impresse le impronte di due corpi. Si mostrava un’assenza, la scomparsa del compagno di Gonzalez-Torres, Ross Laycock, morto a causa della pandemia dello scorso secolo, l’Aids (quel billboard era stato ideato dall’artista come protesi esterna della sua mostra personale al Museum of Modern Art di New York).
Gli interventi fotografici di Action Reaction sono stati realizzati durante il lockdown che Bolzoni aveva deciso di trascorrere a Milano, nonostante sia da anni residente a Londra. Possono essere interpretati come epifanie poetiche di un mondo che si muove sull’orlo dell’abisso, in cui nel vuoto creato dal nuovo ordine pandemico – che ha trasformato gli esseri umani in hikikomori informi, plasmati e incollati ai vari devices nelle proprie abitazioni, e reso le città metafisici scenari in cerca di apparizioni – nuovi dispositivi visuali sono apparsi nello spazio pubblico.
DISPOSITIVI che non pubblicizzano partiti politici o prodotti commerciali, documentano invece l’emersione di una morfologia sommersa, composta da corpi plastici che si fondono con il corpo della città, restituendone istanze reattive. Le contorte posture sembrano volersi liberare dalla forza accumulata e trattenuta nel corso del lockdown, per contrastare il lungo stato di quiete e sottrarsi all’inazione. Bolzoni è da anni impegnato nell’attività di ricerca tecnica e formale sul corpo performante.
Dopo la riflessione sul mondo vegetale, documentata dalla serie Abuse in cui aveva indagato la decadenza di creazioni floreali, ha prodotto Abuse: the Uncanny, progetto fotografico incentrato sul corpo umano, sorta di preludio a Action Reaction, dove ha voluto però estendere il suo intervento nella dimensione dello spazio pubblico. I 26 cartelloni saranno visibili fino a domenica 21 giugno in luoghi rappresentativi di Milano – da viale Forlanini a Corso Lodi, da Piazzale Aquileia a via Carlo Farini – nella cacofonia di un paesaggio urbano che cerca di risollevarsi, tra i divieti e le prescrizioni della nuova normalità.
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